Prosegue la stagione del Teatro dei 3 Mestieri di Messina, che vedrà in scena da venerdì 1 a domenica 3 dicembre “Non siamo qui” (Produzione Compagnia L’Arpa, Statale 114, Teatro Pubblico Incanto), il nuovo spettacolo del regista e drammaturgo Tino Caspanello, con in scena Cinzia Muscolino e Tino Calabrò.
A poco più di 48 ore dall’apertura del sipario, abbiamo intervistato proprio Tino Caspanello, che ci ha raccontato da dove nasce la sua passione per il teatro, accompagnandoci poi una riflessione sulla condizione umana, da dove prende ispirazione per la sua scrittura.
Quando nasce la tua passione per il teatro?
«Da bambino sicuramente. Mio padre si occupava della messa in scena di una sacra rappresentazione durante la Pasqua, e io cominciavo a vivere le prime suggestioni davanti alla rappresentazione di luoghi inventati, costumi e parole che non risuonavano come quelle di tutti i giorni».
Quest’anno la compagnia Teatro Pubblico Incanto compie 30 anni. Ci parli un po’ di questa avventura?
«Voltando lo sguardo indietro, sembrano veramente tanti, ma ogni volta, a ogni nuovo progetto, la sensazione è quella di cominciare da zero. Abbiamo vissuto bellissime esperienze, dagli inizi al teatro “La lanterna rossa”, che avevamo costruito a Pagliara, in provincia di Messina, al debutto nazionale di “Mari” avvenuto al festival di Santarcangelo di Romagna, testo vincitore del Premio speciale della Giuria del Premio Riccione teatro nel 2003, che abbiamo portato fino ad Hong Kong. E poi gli inviti in Polonia e in Francia, e le repliche di tanti spettacoli in festival e teatri italiani. Insomma, una raccolta di avventure che ci hanno restituito il senso della fatica ma soprattutto dell’amore che abbiamo investito nella compagnia.
Dove prendi ispirazione per la tua scrittura?
«Da tutto quello che mi circonda e che colpisce il mio immaginario nelle profondità, al punto da scatenare una reazione che mette insieme immagini, suoni, parole, che si concretizzano anzitutto in una riflessione sulla condizione umana e sui nostri rapporti con gli altri, e poi, finalmente, in una forma, che è la drammaturgia finale».
Cos’è per te il Teatro?
«Come tutte le arti, uno strumento di conoscenza, là dove questa non passa – perché non può farlo – attraverso metri scientifico-matematici che misurano la realtà e la illustrano esclusivamente in una luce di nuda razionalità».
In “Non siamo qui” i due protagonisti fuggono da un luogo dove l’autenticità non è un punto di forza ma qualcosa da tenere nascosto. È questa la tua visione del mondo attuale?
«Il mondo, come dico nelle note dello spettacolo, sta diventando, se non lo è già, uno dei peggiori “luoghi comuni” dove tutti diciamo e sogniamo le stesse cose, guidati, o spinti, da regole che niente hanno più di umano. Allora penso che bisognerebbe dimettersi da queste forme pseudo umane e togliersi le maschere che il sistema impone e al quale abbiamo sacrificato molte delle nostre libertà».
Come possiamo tornare a dare valore all’autenticità?
«Penso attraverso strumenti critici che ci rieduchino a non ingerire sistematicamente e bulimicamente tutto quello che una pubblicità ormai ad oltranza ci spaccia per verità assolute. Coltivare il dubbio dovrebbe essere la regola principale del nostro vivere. E poi dovremmo ricominciare a pensare che non può esserci io senza tu».
Puoi già anticiparti quali saranno i tuoi prossimi progetti?
«A parte le repliche dei nuovi spettacoli, c’è un progetto di pubblicazione in Francia del mio testo “Agnus”, già pubblicato in Italia nel volume Polittico del silenzio, a cura di Editoria & Spettacolo; in Francia è inserito in un volume dedicato al silenzio e che si apre con un saggio di Susan Sontag».
“Non siamo qui”: venerdì 1 e sabato 2 lo spettacolo è in programma alle 21.00, mentre domenica 3 dicembre alle 19.00.
Prenotazione obbligatoria: 090.622505 – 349.8947473 (anche whatsapp)
Teatro dei 3 Mestieri – S.S.114 km 5,600 Ingresso accanto distributore Esso
(290)