Messina, il teatro di Rosario Palazzolo al Tre Mestieri: «L’attore vive una nuova condizione»

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Ha una voce inconfondibile che cela come un mistero: è Rosario Palazzolo, drammaturgo e regista palermitano che sta per debuttare, in prima nazionale, al Teatro dei Tre Mestieri di Messina con “Via Crudex. Cantico della minaccia”. In scena Stefano Cutrupi e Silvana Luppino. La produzione del Teatro dei Tre Mestieri chiude la stagione invernale “Tracce d’Inchiostro”.

Rosario dopo “Se son fiori moriranno” al Biondo di Palermo, con Simona Malato e Chiara Peritore, torni a concentrare la scrittura sul ruolo dell’artista, perché? «La funzione del teatrante è veramente un problema che mi porto addosso da troppo tempo, per non aver trovato ancora una chiave; nel senso che non è così semplice stare dietro alle formule della contemporaneità. Mi riferisco soprattutto alla necessità di rappresentare, ormai lo fanno tutti: la autorappresentazione è diventata una moda per cui non torneremo più indietro, per cui l’artista si trova ingabbiato. L’attore che prima era un faro, adesso si trova in una condizione nuova. Non credo sia semplicissimo capire dove stiamo andando, però sicuramente mi interrogo: da un punto di vista intellettuale del drammaturgo e del regista, sia sulla capacità attoriale. Ambiti molto complessi che cerco di analizzare in questi lavori».

Rosario Palazzolo al Teatro Tre Mestieri di Messina

Già nel 2021, il drammaturgo palermitano aveva sviluppato una prima versione di “Via Crudex”, per il progetto “Squarci d’autore” con gli allievi del Teatro Biondo. Cosa cambia rispetto al lavoro precedente? «L’idea di base non cambia, l’interrogativo di quello che l’attore deve rappresentare oggi, anche rispetto alla realtà altrui, al pubblico; come si deve muovere, fare in modo che questa cosa del teatro abbia una funzione di relazione. L’interrogativo è identico. Si muove su altri parametri emotivi. Queste domande che io pongo a me stesso e agli attori sono universali e si gettano sulla quotidianità di ciascuno di noi. Quanto riusciamo ad essere validi, in relazione con la nostra contemporaneità? Quanto quello facciamo incide sulla vita altrui e crea benessere non di natura tecnica? Sono domande complesse».

Così Palazzolo indaga, punzecchia, scava e riflette sul ruolo dell’artista, sull’individuo. Rosario, in qualche modo ti autorappresenti? «Sì, ma la mia è una scelta professionale. Oggi chiunque può salire sul palcoscenico, andare in televisione, può rappresentarsi in maniera naturale: questo ha creato una iper-presenza di roba e l’annientamento delle regole del fare teatro. Mi affido ancora alle storie e credo che quando prendiamo una storia la guardiamo con i nostri occhi e in qualche modo diventa sempre una autorappresentazione. I miei spettacoli propongono dei personaggi che sono dei miei alterego, ma hanno anche molto di diverso da me, per fortuna. Hanno a che fare con gli attori che interpretano i ruoli, che forniscono un altro punto di vista».

Con gli occhi di Rosario Palazzolo

Rosario Palazzolo è uno dei drammaturghi più interessanti del teatro italiano, riesce a definire le anatomie emotive dei personaggi anche solo attraverso una particolare espressione sul volto, una certa frase, un certo gesto: come l’indimenticabile Salvatore Nocera, protagonista di “Letizia Forever”, spettacolo di Palazzolo che sta per festeggiare dieci anni con una tournée sui palchi delle principali città italiane.

A mettere in scena “Via Crudex. Cantico della minaccia”, invece, sono Stefano Cutrupi e Silvana Luppino (in foto). Chi interpreteranno? «Stefano e Silvana interpretano due attori; in qualche maniera loro stessi, filtrati dalla mia drammaturgia. Come se io avessi annullato la funzione del personaggio. Sono più scoperchiati, divaricati, aperti verso il baratro perché portano le motivazioni dei personaggi, ma soprattutto le loro».

Che tipo di lavoro è stato fatto? «Di solito non mi capita di andare in una città a lavorare con attori che non conosco. Per abitudine o per pigrizia, di solito sono io, ancora prima di scrivere un’opera teatrale, a scegliere gli attori. In questo caso è stato tutto anomalo, quindi la prima fase è stata la conoscenza. Sono arrivate diverse crisi, che io sposo sempre con grande gioia, perché la creazione passa sempre dalla crisi. Ma ora che siamo al debutto siamo molto contenti del risultato che stiamo portando avanti».

Il cambiamento

I tuoi sono testi politicamente impegnati, come vorresti che cambiassero le cose, in questo preciso momento storico? «Io non credo che sia auspicabile un cambiamento. C’è sempre voglia di cambiare, il problema poi è farlo perché occorre una grandissima capacità di fallire, essere portati al fallimento. Credo che la maturità dell’artista sia proprio quella di immaginare la propria professione come possibilità di fallire. Saper fallire significa mettersi nelle condizioni di poter far qualcosa che non andava fatto, il cambiamento presuppone una messa in discussione del proprio stile, delle proprie abitudini e fino a quando ne parliamo va bene, ma per farlo avvengono delle grandi rivoluzioni. Muoversi dentro questa poetica del fallimento è l’unica chiave per ragionare sul concetto di teatro politico, che non è un manifesto. La politica è intrinseca all’individuo, che deve diventare relazione: non dimenticando mai di mettersi sul ponte pronti a saltare.

Hai mai paura di non avere più parole? «Sì, ma non è mai un cruccio. Il problema dell’arte è un problema individuale, significa imparare ogni giorno uno sguardo diverso sulle cose e non pensare che il proprio sguardo sia l’unico possibile o che tutta la memoria storica che il nostro cervello possiede del sé possa diventare, piuttosto che un bacino al quale attingere, un fiume morto, che non si muove più». Forse la voce di Palazzolo non è un mistero, ma solo il risultato delle tante storie che ha scritto, vissuto e osservato.

L’appuntamento con “Via Crudex. Cantico della minaccia” è per venerdì 26 e sabato 27 maggio, alle 21.00 e domenica 28, alle 18.30, al Teatro dei Tre Mestieri di Messina.

Testo e regia Rosario Palazzolo
Con Stefano Cutrupi e Silvana Luppino
Musiche originali di Gianluca Misiti
Aiuto Regia Marcantonio Pinizzotto
Assistente alla Regia Mariarita Andronaco
Costumi Mary Campagna
Direttore Organizzativo Angelo Di Mattia
Una produzione Teatro Dei 3 Mestieri

 

 

 

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