Primo ottobre 2014, 5 anni fa. Primo ottobre 2009, la natura si ribella; 300mm di pioggia (la metà dell’acqua che solitamente cade nell’intero arco dell’anno) in meno di tre ore, nel tardo pomeriggio, trasformano Giampilieri e frazioni limitrofe ( Molino, Altolia, Briga, Pezzolo, Santa Marina ed ancora i Comuni di Scaletta Zanclea e Itala) da ridenti paesini del messinese in un ammasso di fango e detriti. 37 le vittime, innumerevoli i feriti, oltre 2000 le persone evacuate e, dall’inchiesta che ne segue, 18 gli indagati per disastro colposo. Mobilitati vigili del fuoco, protezione civile e volontari d’occasione, si continua a scavare instancabilmente tra le macerie, nonostante la pioggia, e le lacrime dei sopravvissuti, continuino ad essere battenti.
Il fiume di fango avanza inesorabilmente dalla montagna riversandosi in mare; crollano ponti, case e, con quest’ultime i sacrifici di una vita. Il comune di Messina istituisce nell’immediatezza presso la prefettura un Ccs- centro di coordinamento soccorsi. Nei Comuni di Scaletta Zanclea e Messina vengono attivati i Coc – Centri Operativi Comunali; a Giampilieri viene istituito anche un Coa – Centro Operativo Avanzato che raccorda le operazioni nella stessa frazione e nelle frazioni di Molino e Altolia.
E’ allerta nazionale. Così, in un attimo svanisce il colore di una Sicilia che, nell’immaginario collettivo, è perennemente baciata dal sole. Pagine di cronaca nazionale e locale si tingono di un nero indelebile.
Oggi, diversamente da allora il sole illumina i volti del ricordo. Il pensiero costante va a coloro che morirono tragicamente ed a coloro che riuscirono a vivere trattenendo negli occhi e nel cuore la tragedia. Per non dimenticare, perché chi dimentica non ha memoria e, chi non ha memoria, perde la propria identità.
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