Un debito del Comune di Messina nei confronti della società ATO3 potrebbe mettere a rischio il Piano di Riequilibrio del Comune di Messina? È l’oggetto della Commissione Bilancio convocata questa mattina, mentre si attende la replica della Corte dei Conti sul documento finanziario. A richiedere approfondimenti sono stati i consiglieri dei Pd, Felice Calabrò e Antonella Russo, che al termine della discussione hanno chiesto l’invio alla Procura del verbale della Seduta.
Di cosa stiamo parlando? Lo scorso 10 gennaio 2023 i consiglieri comunali del Pd, Felice Calabrò e Antonella Russo, hanno convocato una conferenza stampa incentrata su una nota inviata dal liquidatore di ATO3 a dicembre 2022 e riguardante un debito che Palazzo Zanca avrebbe nei confronti della Società e che ammonterebbe ad oltre 15 milioni e 500mila euro, 9 dei quali riferiti a servizi resi. Un debito che era stato inserito nel piano di riequilibrio targato Cateno De Luca nel 2018 e poi rimosso con l’ultima rimodulazione, a seguito, parrebbe, di un accordo di abbattimento (punto su cui ATO3 ha da ridire). Per Russo e Calabrò, il debito non andava rimosso ma considerato all’interno del documento come debito potenziale. Alle parole dei due consiglieri del Pd aveva poi risposto il sindaco di Messina, Federico Basile (qui tutta la vicenda più nel dettaglio, compreso il botta e risposto). I consiglieri hanno quindi richiesto la convocazione in Commissione Bilancio del Primo Cittadino, dei Revisori dei Conti, del Segretario Generale e del liquidatore di ATO3 per far luce sulla vicenda.
Debito ATO3 in Commissione. Il dibattito
Ad aprire i lavori è stato il sindaco Federico Basile su input della presidente della Commissione Bilancio, Margherita Milazzo.
«La posizione dell’ATO3 – ha affermato il Primo Cittadino – risale credo al 2007, in una partita triangolare che riguardava ATO, Comune e MessinAmbiente. Nel piano di riequilibrio rimodulato sia a febbraio sia a luglio, il debito è stato espunto. La nota che il liquidatore fa, e che legittimamente pone all’attenzione della comunità, è conosciuta ma non condivisa nei contenuti. Non riscontro criticità particolari nella costruzione del Piano rispetto a questa partita. L’espunzione di quell’importo è nata da successive valutazioni. In eventuali casi nefasti, si troverebbe una copertura in risorse di accantonamento».
Ora, da una lettura delle carte del Comune di Messina, ricorda Felice Calabrò, l’espunzione del debito dal piano di riequilibrio deriverebbe dall’abbattimento sulla base di un accordo. Accordo che, però, ATO3 – sia nella nota, sia in Aula – dice non esserci mai stato. «Io non sono a conoscenza di nessun accordo – ha affermato il rappresentante dell’ATO3 in Commissione, Antonio Liotta –, né agli atti della società risulta nessun accordo col Comune di Messina».
A questo punto il consigliere del Pd, Felice Calabrò, ha riassunto quanto già affermato in conferenza stampa, e cioè, in soldoni, che il debito non andava espunto dal Piano di riequilibrio perché sarebbe un debito potenziale: «Rispetto alla questione dobbiamo trovare una soluzione perché il debito noi lo consideriamo come potenziale. La collega Russo ed io, nel 2022, quando il Consiglio ha votato la rimodulazione eliminando la posizione di ATO, abbiamo proposto un emendamento sostenendo di dover mettere questi fondi. I revisori hanno bocciato la nostra proposta perché si tratterebbe di “soccorso finanziario”. Sono due cose diverse – spiega Calabrò –: una cosa è il divieto di soccorso finanziario, quando una Società Partecipata in crisi chiede soldi al “papà”; quando si tratta di debito che l’Ente ha nei confronti della partecipata per servizi resi, lì non c’è soccorso finanziario, ma il pagamento di un debito. Questa storia ci porterà a verificare le posizioni di altre partecipate».
Il segretario generale Carrubba: «Non è un debito fuori bilancio»
Ma come nasce il debito del Comune di Messina con ATO3? Lo spiega nel suo intervento il segretario generale, la dottoressa Rossana Carrubba: «È pendente davanti al Tribunale civile di Messina – afferma – un contenzioso tra il Comune, l’ATO3 e la MessinAmbiente spa. Come nasce questo contenzioso? L’ATO era il soggetto giuridico che doveva gestire il servizio di igiene ambientale per il Comune di Messina. La Società aveva affidato tale servizio a MessinAmbiente. Quest’ultima non fu pagata per un certo importo dall’ATO, che a sua volta ha chiamato in causa il Comune». In sostanza, l’ATO dice di non aver pagato integralmente MessinAmbiente perché non le erano state date le risorse da Palazzo Zanca.
«È come se oggi – aggiunge Carrubba a titolo esemplificativo – la MessinaServizi Bene Comune ci portasse il suo piano finanziario, noi stanziassimo le risorse in bilancio e poi il Consiglio Comunale decidesse di variare questo stanziamento; oppure ancora, la MessinaServizi chiedesse cifre maggiori. Questa è la fattispecie che abbiamo davanti, per come la leggo dagli atti. Se mi si chiede se è un debito fuori bilancio non posso dire di sì».
Calabrò: «Il verbale della Seduta sia mandato in Procura»
Ad intervenire, poi, la consigliera Antonella Russo: «La dottoressa Carrubba ha detto che non ci poteva essere un accordo di abbattimento. Il problema è che nella relazione al piano di riequilibrio 2022 avete scritto che c’è stato un accordo di abbattimento. Dov’è quest’accordo? Fino al 2022, sindaco Basile, lei ha scritto che il debito ATO era un debito fuori bilancio e dite che non dovete accantonare somme perché c’è stato l’abbattimento. Debito fuori bilancio non è, ci dice la dottoressa Carrubba, debito potenziale non è, almeno non per intero, soccorso finanziario non è. Allora cos’è?» conclude Antonella Russo.
A chiudere, dopo che il consigliere Libero Gioveni ha chiesto un rinvio con l’obiettivo di poter vedere le carte, è stato Felice Calabrò: «Il verbale di oggi, nella sua totale estensione, deve essere inviato alla Procura ordinaria, alla procura della corte dei conti e alla Commissione che valuta il piano. Abbiamo posto l’accento sulla gravità della condotta, non su “debito sì o debito no”. Tutto ciò che arriva in Consiglio Comunale – a tutela dei consiglieri, deve essere leale, chiaro e vero. Non si può dire che c’è un accordo di abbattimento che poi non c’è».
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