La sveglia dei piloti del Porto di Messina suona alle 3:00 del mattino. La prima nave transita dallo Stretto tra le 4:00 e le 5:00 e la puntualità è d’obbligo in questa professione. Puntualità, precisione e rigore. I piloti marittimi esercitano un lavoro indispensabile, senza il quale non potrebbero svolgersi i commerci via nave e il trasporto dei passeggeri sarebbe esposto alle infinite insidie del mare.
Come si diventa piloti? L’iter è lungo e non mancano gli ostacoli. Bisogna anzitutto totalizzare un periodo minimo di navigazione da comandante per accedere ai concorsi pubblici. Rispettato il requisito dell’esperienza, occorre sottoporsi a delle visite mediche e infine sostenere l’esame, che consta di una prova orale di diritto e sui principi tecnici del pilotaggio, con domande e problemi posti dalla commissione, e un colloquio per verificare la conoscenza della lingua inglese, anche questa conditio sine qua non del mestiere del pilota.
Terminati gli esami, la commissione procede a valutare i candidati con un punteggio espresso in trentesimi. I vincitori del concorso vengono così nominati aspiranti piloti per una durata massima di 12 mesi. Il passaggio definitivo a pilota effettivo è condizionato dall’esito di una prova pratica (una manovra in porto). Il salario dipende dal traffico e dalle tariffe, che possono aumentare fino al 150% in più nelle giornate festive.
I piloti del porto in Italia e a Messina
In Italia i piloti del porto sono organizzati in 32 corporazioni, strutture che svolgono un servizio pubblico di sicurezza. Laddove esiste l’obbligo di pilotaggio, il Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili provvede a pubblicare un decreto istitutivo. In caso di necessità, è previsto che il comandante del porto autorizzi altri marittimi a esercitare il pilotaggio, i cosiddetti pratici locali, nominati temporaneamente senza tutta la trafila del concorso.
A Messina sono 20 in tutto (a esclusione dei pratici), sotto la leadership del comandante Livio Donato, capo pilota in servizio da più di trent’anni nella corporazione di via Consolare Pompea che dal 1995 include anche lo scalo di Gioia Tauro, uno degli hub e degli snodi strategici del Mediterraneo grazie soprattutto all’attività dei piloti del porto. Donato, come tanti suoi altri colleghi, ha dedicato la sua vita a questo lavoro. È infatti l’abnegazione la qualità necessaria per addentrarsi in questa professione.
«Il pilota – ci spiega Donato – è un professionista il quale, come recita il Codice della Navigazione, ha il compito di suggerire la rotta al comandante della nave affinché lui possa procedere a una navigazione sicura e dare tutti quei suggerimenti di manovra affinché la nave possa compiere le operazioni di ormeggio e disormeggio nei porti. Questo è il compito del pilota a bordo». Una mansione che esiste in tutto il mondo e con delle radici secolari, dai tempi dell’antica Grecia e della Roma imperiale.
Come si deve comportare un pilota? «Le regole – sottolinea il comandante Donato – sono tutte stabilite dal codice della navigazione. Il codice recita una serie di articoli che regolano esattamente tutto quello che ha a che vedere con le funzioni del pilota durante la sua funzione a bordo, che è quella di assistere il comandante. La figura del pilota è per salvaguardare la vita umana in mare».
Non è semplice il compito dei piloti del porto di Messina. La mole di lavoro è ragguardevole, soprattutto a causa dei transiti più che delle manovre di ormeggio e disormeggio. È richiesta dunque una disponibilità h24. Ogni anno transitano tra le 6.000 e le 7.000 imbarcazioni, con un’intensità del traffico più elevata durante la stagione estiva rispetto a quella invernale, in cui ci si ferma a una media di 250 navi al mese.
Il traffico nello Stretto di Messina e il Ponte
Donato però ha visto cambiare il porto di Messina nel corso di quattro decenni e in tutti questi anni l’evoluzione del trasporto marittimo è stata evidente. «Il porto di Gioia Tauro – sottolinea il Capo Pilota di Messina – ha portato un salto importante, perché le navi porta container provenienti da Suez erano costrette a passare dallo stretto di Messina. Il traffico ha cominciato a cambiare anche come tipologia. Prima predominavano petroliere e general cargo, bulk carrier che trasportano materie prime alla rinfusa. Ora le navi porta container sono aumentate sia come numero che come stazza: oggi portano fino a 24.000 container a bordo. Inoltre, alcune linee Ro-Ro (traghetti, Ndr) come Grimaldi hanno intensificato il servizio con Malta e Sicilia, collegate con centro e nord Italia».
I cambiamenti potrebbero non fermarsi qua. Il Ponte sullo Stretto è tornato in auge e i piloti del porto di Messina sarebbero tra i primi interlocutori dello Stato qualora partissero i lavori. Qual è l’opinione del comandante Donato sull’opera pubblica del momento?
«Innanzitutto – osserva – mi auguro che i progettisti del Ponte tengano conto delle dimensioni delle navi che negli anni sono aumentate. Le navi da 24.000 TEU (unità di misura dei container, Ndr) hanno un air draft di oltre 50 metri. Mi auguro perciò che il Ponte sia fatto pensando al futuro e non precludendo la strada a qualche nave del futuro. Per quanto riguarda la costruzione, avrebbe un impatto importante sicuramente sul traffico. Durante le fasi costruttive i piloti svolgeranno un ruolo importante, perché in sinergia con le autorità, gestiranno il traffico per garantire dei flussi regolari. Questo mi ricorda, prima che diventassi pilota, l’operazione del taglio dei cavi degli elettrodotti che collegavano Sicilia e Calabria. Lì i piloti furono protagonisti del coordinamento del taglio dei cavi per poter assistere i tecnici e le navi che dovevano transitare».
C’è poi un’altra incompiuta: il porto di Tremestieri. Quali effetti avrebbe la sua apertura sul servizio di pilotaggio? «Sposterà molto traffico locale trasversale quasi completamente sul porto di Tremestieri» spiega Donato. «Un aumento dei flussi – conclude – sarà un impegno in più per tutte le navi che devono transitare da nord a sud. Molto probabilmente mi aspetto un controllo del traffico con la presenza di una stazione di pilotaggio che regoli il flusso aumentato di traffico fra le due sponde. Sarà necessaria una regolamentazione e supponiamo che l’autorità marittima si avvarrà dell’opera dei piloti».
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