Gol neanche a parlarne. Aveva a stento centrato la porta tre volte, in tutto il Mondiale. Ma Gonzalo Higuain ha scelto un buon momento per svegliarsi: quarto di finale con il Belgio, gol dopo otto minuti di gioco e Argentina sospinta in semifinale, a due passi dal titolo, a uno da quella resa dei conti con il Brasile che gli scatenati tifosi della Seleccion invocano da quando il tabellone ha preso forma. E se il Brasile è apparso cresciuto, nei quarti, stessa cosa dicasi della squadra di Sabella, che mostra il miglior primo tempo del suo torneo, e che soffre un po’ solo nella ripresa, contro un Belgio inizialmente deludente almeno quanto la Colombia. E poi, per continuare con le similitudini, stavolta decisamente non gradite, il k.o. di Di Maria (problema muscolare alla coscia destra) fa “scopa” con quello di Neymar, o quasi.
Nell’ultima mezz’ora Wilmots mette dentro Lukaku e Mertens (per Origi e Mirallas): la generazione d’oro belga, piuttosto “piantata” e con poche idee offensive, inizia a cercare con costanza la via aerea: lì i vari Fellaini, e Witsel dominano. Fra sponde e tentativi di colpi di testa arriva un tiro deviato di De Bruyne, qualche mischia, una bomba alta di Witsel. L’Argentina di Sabella trema, ma porta a casa la pelle. E lo scalpo belga. Entra fra le prime quattro dopo ventiquattro anni. E ci crede. Se hai Messi, se qualche compagno inizia a girare, come fai a non crederci?
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