L’assessorato regionale alla Salute potrebbe effettuare tagli da 8 milioni di euro al “Papardo”, secondo ospedale pubblico di Messina. Già a inizio mese, il Consiglio Comunale ne aveva discusso, con una mozione presentata dagli esponenti del PD che però non era stata votata per l’uscita dall’aula di due consiglieri del Gruppo misto.
Adesso, arriva anche MessinAccomuna – laboratorio di partecipazione civile – che parla di tagli inaccettabili. «La decurtazione – si legge nella nota – di 8 milioni di euro dai fondi regionali destinati all’Ospedale “Papardo” operata dall’assessorato Regionale alla Salute è un pericoloso e inaccettabile attacco alla sanità pubblica.
Il sospetto è che si vogliano togliere risorse alle strutture pubbliche per liberare il campo da concorrenti “scomodi” e lasciare praterie aperte per il futuro polo della sanità privata: il costruendo Policlinico dello Stretto, che dovrebbe sorgere proprio a ridosso dell’ospedale pubblico».
Tagli all’Ospedale Papardo di Messina
Per MessinAccomuna i tagli all’Ospedale Papardo di Messina rappresenterebbero un disagio, soprattutto in un periodo di emergenza sanitaria – come quello che abbiamo vissuto e viviamo – che ha fatto emergere le carenze del sistema sanitario italiano.
«MessinaAccomuna – si legge nella nota – avverte il disagio che queste operazioni provocano soprattutto in un momento come quello attuale in cui sono emerse le carenze del sistema sanitario. Indebolito da anni di inadeguata politica sanitaria a livello locale e nazionale ed auspica una mobilitazione a sostegno della Sanità pubblica da parte di tutti i soggetti che si richiamano alla sensibilità sociale che deve essere portata dalle teoriche enunciazione alla giusta pratica reale.
Possibile che la Regione non sappia imparare dagli errori del passato? Se c’è una lezione che tutti abbiamo ascoltato, sentito ripetere come un mantra e imparato a memoria in questi 18 mesi di pandemia è che il definanziamento della sanità pubblica degli ultimi 20-30 anni è stato un errore gravissimo, perché espone il sistema sanitario all’incapacità di prevenire e di intervenire, soprattutto a tutela delle fasce deboli della popolazione. Se n’è accorto perfino il presunto “eccellente” modello Lombardo, tutto fondato sulla dismissione del pubblico a favore del privato, che non solo non ha saputo reagire alla pandemia, ma che ne ha pagato in proporzione il prezzo più alto d’Europa (e, forse, del mondo).
Così, in questi mesi, tutti a spiegare che è necessario potenziare il servizio sanitario nazionale, assumere medici, formare infermieri, assicurare la qualità dei servizi, evitare ogni taglio ai posti-letto delle strutture ospedaliere pubbliche. Tutti a giurare che gli errori del passato non si possono ripetere, che il miglior investimento che si possa fare è il potenziamento della sanità pubblica, che il privato può essere un supporto, ma non può soppiantare il sistema sanitario nazionale, perché le sue esigenze di bilancio non sono compatibili con la migliore tutela della salute pubblica. Quindi, cosa fa la Regione? Taglia i finanziamenti al secondo ospedale pubblico cittadino di Messina. Occorre – conclude MessinAccomuna – invece salvaguardare e potenziare una struttura ricca di professionalità, scongiurando le conseguenti riduzioni di posti di lavoro e prestazioni in un nosocomio pubblico che serve in atto un vasto territorio».
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