La neoministra per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna ha dichiarato pochi giorni fa che il governo stanzierà per il Mezzogiorno 150 dei 209 miliardi contenuti nel Recovery Plan. Si tratta di una notizia che dà speranza a tutto il Meridione, pesantemente colpito dalle ripercussioni della pandemia. Per la città di Messina, i fondi del Recovery Plan sarebbero fondamentali. Tanti, forse anche troppi i progetti mai completati in riva allo Stretto che potrebbero rappresentare quel rilancio da tempo annunciato. Il Piano di investimenti europeo potrebbe sbloccare questa annosa situazione, ma non è affatto scontato che alla fine Messina ottenga tutti i finanziamenti in ballo.
Lo scontro governo-regioni
Una delle caratteristiche più evidenti del secondo governo Conte è stata la sua “vocazione meridionale“. La coalizione giallorossa ha stabilito il record di ministri del Sud per un esecutivo. La logica avrebbe voluto che questo elevato livello di rappresentanza fosse tradotto in un impegno politico focalizzato sullo sviluppo del Mezzogiorno. Eppure, nella prima bozza dell’elenco dei progetti pubblicata dal precedente governo, figuravano pochissime proposte. Ad esempio, l’unico intervento infrastrutturale in Sicilia consisteva in un ampliamento della ferrovia Palermo-Messina-Catania, un progetto da circa 4 miliardi e mezzo di euro e della durata di 6 anni.
La Regione Siciliana è entrata subito in conflitto con Roma. Palazzo Chigi ha depennato tutte le proposte che l’amministrazione regionale gli aveva presentato. Niente metro di Palermo, nessun aeroporto di Milazzo, no al porto di Marsala e naturalmente niente Ponte sullo Stretto. «Un tunnel sottomarino darebbe maggiori garanzie» ha commentato il sottosegretario al Ministero dei Trasporti Giancarlo Cancelleri, sconfessando le intenzioni di Palazzo d’Orleans.
Questa differenza di vedute tra il governo nazionale e quello regionale è stata ad ogni modo superata, seppur per il momento.
Il premier Mario Draghi, adesso impegnato a riscrivere completamente il piano di investimenti per il Paese, ha ricevuto le proposte riformulate dal Presidente Nello Musumeci. Nel Recovery Plan ideato dalla Sicilia è Messina a dominare la scena, con il Ponte sullo Stretto e l’aeroporto del Mela in cima alla lista.
Quanti e quali fondi del Recovery potrebbe ricevere Messina
Insieme a quelle della Regione, il Comune di Messina ha elaborato 9 schede di progetto per il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. Dall’agricoltura al risanamento, dalla città green all’innovazione digitale, il complesso pacchetto di proposte presentato dal Comune costituirebbe un investimento da più di mezzo miliardo di euro.
Dei 632 milioni richiesti dal Comune di Messina, quasi un quarto verrebbe speso in innovazione digitale, mentre la restante parte sarebbe ripartita tra economia e ambiente. Spicca il progetto Digital I Hub, concepito per attirare gli investimenti delle multinazionali straniere. Assente, nei piani del Comune, qualsiasi riferimento esplicito al turismo, ma attenzione particolare è stata data al rinnovamento dei mezzi pubblici. Grazie alla Mobilità sostenibile sarà infatti possibile sia riconvertire ecologicamente il comparto bus, sia potenziare i collegamenti all’interno della città metropolitana.
La Regione Siciliana ha stilato un programma di investimenti per 28 miliardi di euro. Di questi, il 33% prevede la creazione di nuove infrastrutture a Messina e provincia.
Nonostante le idee per Messina siano il fiore all’occhiello della proposta della Regione, occorre ricordare che il Ponte sullo Stretto e l’Aeroporto di Milazzo, con molta probabilità, verranno accantonati. Il primo per ragioni politiche, trattandosi di un argomento profondamente divisivo tra i partiti. Il secondo per questioni economiche. Nel 2017, una cordata indiana guidata dal magnate Mahesh Panchavaktra sembrava a un passo dalla firma di un protocollo d’intesa con le istituzioni. Quel protocollo, però, non vide mai la luce.
L’espansione della ferrovia siciliana rimane l’unico obiettivo realizzabile, avendo già ottenuto l’assenso del governo centrale, ma anche in virtù dei timidi progressi registrati di recente. Nel 2019, la Sicilia si è aggiudicata ben ventuno treni Pop nell’ambito del programma PO FESR Sicilia 2014/2020 finanziato dalla Commissione Europea. Tuttavia, la rete ferroviaria in alcune zone dell’isola è ancora oggi monorotaia, una delle ragioni per cui non è così semplice portare l’alta velocità sui binari siciliani.
Una grande opportunità per Messina
Alla base del Recovery Plan siciliano c’è l’ambizione ostinata della classe politica di un’intera regione, questo è evidente. La promessa del Ponte esiste da quando esiste lo Stretto di Messina. Nondimeno, il fondo di investimenti approvato dall’Unione Europea rappresenta la più grande opportunità capitata al capoluogo peloritano negli ultimi 30 anni. Non era mai successo, se non con le dovute proporzioni in casi eccezionali, che Messina avesse potenzialmente a disposizione decine di miliardi tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto. Sprecarli o, peggio, non riceverli potrebbe avere conseguenze devastanti sullo sviluppo della città, alle prese con una lunghissima crisi economica, demografica e occupazionale. L’ultima parola, come sempre, spetta alla politica.
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Sarebbe utile chiedersi se vi sia una strategia di sviluppo per Messina su cui sono basate le proposte per il Recovery Plan o se siano frutto della casualità. L’impressione forte è per questa seconda ipotesi. Non si è mai parlato di un piano organico e di individuazione di priorità. Gli aspetti digitali sono una bella cosa, ma che servono ad ottimizzare servizi esistenti, mentre a Messina questi spesso mancano o sono carenti. Una citttà digitale è bella, avanzata a livello mondiale, peccato che le strade siano piene di buche, ci siano moltissimi problemi idrici, molte zone lasciate, ecc. Ma avremo una città virtuale in cui tutto sarà perfetto.