Bianco e rosso, blu e argento o pieno di colori, con su una stella o un puntale luccicante, l’albero di Natale è ormai una tradizione consolidata per le famiglie di tutto il mondo occidentale e anche, naturalmente, di Messina e della Sicilia. Ma un tempo non era così. Fino all’’800 in Italia non se ne era probabilmente mai visto uno e l’uso di addobbare un pino o un abete tra dicembre e gennaio nelle case della penisola non si è diffuso realmente fino al secondo dopoguerra. Qual è la sua storia? Com’è diventato, insieme al presepe, il simbolo del Natale anche nel Bel Paese?
Nella puntata speciale pubblicata ieri di C’era una volta Messina, il professor Franz Riccobono ci ha raccontato la storia del Natale in riva allo Stretto, le tradizioni più antiche e diffuse, quelle cadute in disuso e quelle ben vive e presenti ancora oggi. Tra queste non figura però quella di riempire un albero di palline colorate, lucine e pupazzetti, posizionarci attorno i regali e trasformarlo per un mese nel cuore della casa. Questo perché, ci spiegava, si tratta di una tradizione che noi abbiamo importato da altre culture. Ma partiamo dalle origini.
In molte culture, sin dall’antichità, le piante hanno rappresentano e rappresentano la vita stessa. Era così per gli Egizi, che vedevano nell’albero un simbolo di rinascita e resurrezione; per i Celti, di cui conosciamo l’iconografia legata all’“albero della vita”, fonte di nutrimento, riparo, collegamento con l’al di là attraverso le sue profonde radici che scavano nel terreno. Nella Bibbia stessa, Adamo ed Eva mangiano una mela dall’“albero della conoscenza del bene e del male” e vengono banditi dal giardino dell’Eden, dove si nutrivano dei frutti offerti loro dall’“albero della vita”, simbolo della possibilità della vita eterna. Gli antichi Romani decoravano casa con rami di pino durante le Calende di gennaio. Di esempi ce ne sono innumerevoli e non basterebbe un semplice articolo di giornale o un’enciclopedia per ricordarli tutti in maniera esaustiva. Fatto sta che bene o male tutti i popoli della Terra associano alle piante un valore positivo, di buon augurio e speranza per il futuro.
L’uso moderno dell’albero di Natale, così come lo conosciamo oggi, affonda le sue radici, si dice, nel Medioevo, e in particolare nell’area Germanica. I popoli di lingua tedesca, infatti, usavano decorare con frutta, cibo di vario tipo e simboli di abbondanza alberi posizionati nelle piazze e vicino alle chiese, la sera della Vigilia di Natale. Ma sulla paternità dell’albero di Natale addobbato di decorazioni colorate c’è una disputa in atto ormai da tempo tra Lettonia ed Estonia. Fino a poco tempo fa si riteneva che il primo vero albero fosse stato allestito nel 1510 in occasione del Capodanno nella piazza del Municipio della capitale lettone, Riga, come testimoniato, in otto lingue, da una targa scritta in otto lingue. Ma da qualche tempo gli estoni hanno rivendicato la paternità di questa tradizione, facendola risalire a un primo esemplare apparentemente creato a Taillin nel 1440. Quale sia la verità ancora non si sa, fatto sta che pian piano, a partire dal sedicesimo secolo, l’uso di addobbare un albero – solitamente un pino o un abete – per Natale si diffuse nel Nord Europa e in particolare tra i cristiani luterani di lingua tedesca.
Nel resto del continente, però, non arrivò prima del XIX secolo, o almeno non fu un’usanza popolare. Dalla Germania, l’albero di Natale approdò in Inghilterra nel 1800. A importarlo fu – secondo quanto riportato da Alison Barnes sulla rivista History Today – la Regina Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, moglie di Re George III. Ma per la sua diffusione fu fondamentale un’altra sovrana. Nel 1848 l’Illustrated London News pubblicò un’immagine raffigurante la famiglia reale, la Regina Victoria, il marito Albert e i figli riuniti al Castello di Windsor attorno a un albero di Natale illuminato e addobbato con giocattoli, candele e caramelle. Da lì, l’usanza si andò pian piano diffondendo nelle case inglesi.
A poco a poco, la tradizione conquistò anche altre parti del mondo come il Nord America, la Svizzera, l’Austria, la Polonia e i Paesi Bassi. Iniziò così, prima in Germania, poi in Inghilterra e negli Stati Uniti, la produzione di addobbi natalizi. A creare invece i primi alberi artificiali furono gli americani intorno al 1930.
In Italia l’albero di Natale arrivò un po’ prima, nella seconda metà del XIX secolo, quando la Regina Margherita di Savoia ne addobbò uno al Quirinale che, si dice, era rimasta particolarmente colpita da quelli realizzati in altre corti europee. Da lì, come avvenne in Inghilterra, l’usanza si diffuse anche nelle case delle persone comuni, ma si consolidò e arrivò a conquistare un posto di primo piano soprattutto nel ‘900 e, in particolare, a partire dal secondo dopoguerra. A Messina, infatti, come ha ricordato il prof. Franz Riccobono, questa abitudine si radicherà proprio in quegli anni e oggi ricopre un ruolo di primo piano. Sempre, ovviamente, accanto al presepe. Ogni anno, ormai da tempo, una delle principali attrazioni delle festività nella città dello Stretto è infatti l’albero di Natale di piazza Cairoli, sempre al centro, tra l’altro di accese discussioni.
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