Misurazione della temperatura (a casa) ogni giorno, monitoraggio delle assenze, creazione, a scuola, di un registro dei contatti tra alunni e personale di classi diversi: sono queste alcune delle indicazioni contenute in un documento stilato dal Ministero della Salute, in collaborazione con altri enti, su come gestire il rientro tra i banchi e gli eventuali casi e focolai di coronavirus.
In vista del ritorno a scuola, previsto per il 14 settembre, il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il Ministero dell’Istruzione, l’INAIL, la Fondazione Bruno Kessler, la Regione Veneto e la Regione Emilia-Romagna hanno redatto un documento di una trentina di pagine dal titolo “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”. La pubblicazione ha come obiettivo quello di preparare docenti, operatori e genitori ad affrontare l’anno scolastico nel modo più sicuro possibile e stabilire, fin da ora, delle strategie da adottare in caso di focolai o casi sospetti di coronavirus.
«Questo documento – commenta il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro – è il frutto di un impegno condiviso tra molte istituzioni nazionali e Regioni e Province Autonome. La necessità di riprendere le attività scolastiche è indicata da tutte le agenzie internazionali, tra le quali l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), come una priorità ed è tale anche per il nostro Paese. Pertanto, in una prospettiva di possibile circolazione del virus a settembre e nei prossimi mesi, è stato necessario sviluppare una strategia nazionale di risposta a eventuali casi sospetti e confermati in ambito scolastico o che abbiano ripercussioni su di esso, per affrontare le riaperture con la massima sicurezza possibile e con piani definiti per garantire la continuità».
Ma vediamo, in linea generale, quali sono le indicazioni fornite dal documento.
Scuola e coronavirus, cosa fare di fronte a casi sospetti di coronavirus
Il documento – consultabile per intero in PDF a questo link – contiene alcune indicazioni su come gestire eventuali casi sospetti di coronavirus sia tra gli studenti che tra il personale, docente e non; è indirizzato sia ai genitori che agli operatori scolastici e ha un taglio prettamente operativo. Spiega, in sostanza, cosa si dovrebbe fare.
Nel momento in cui un operatore scolastico o un alunno presentino sintomi compatibili con quelli del coronavirus, saranno attivati:
- il referente scolastico;
- i genitori;
- il pediatra di libera scelta o il medico di medicina generale;
- il Dipartimento di Prevenzione (DdP).
Cosa fare se un alunno ha sintomi del coronavirus (a scuola)
Per dare un’idea del contenuto del documento, il Ministero della Salute passa ad un esempio concreto.
Un alunno presenta, a scuola, sintomi potenzialmente riconducibili al coronavirus. In questo caso, le raccomandazioni prevedono che lo studente venga isolato in un’area apposita assistito da un adulto che indossi una mascherina chirurgica. I genitori vanno allertati immediatamente affinché riportino a casa il figlio e contattino il proprio pediatra o medico di famiglia. Valutata la situazione, sarà il professionista di fiducia a decidere se è necessario contattare il Dipartimento di prevenzione (DdP) per l’esecuzione del tampone.
In caso di tampone positivo, il DdP condurrà le consuete indagini sull’identificazione dei contatti e valuterà le misure più appropriate da adottare tra le quali, quando necessario, l’implementazione della quarantena per i compagni di classe, gli insegnanti e gli altri soggetti che rientrano nella definizione di contatto stretto. La scuola in ogni caso deve effettuare una sanificazione straordinaria.
Altre indicazioni
Tra le altre indicazioni, si segnalano, la necessità di:
- identificare un referente scolastico per il Covid-19 adeguatamente formato;
- tenere un registro degli eventuali contatti tra alunni e/o personale di classi diverse;
- richiedere la collaborazione dei genitori per misurare ogni giorno la temperatura del bambino e segnalare eventuali assenze per motivi di salute riconducibili al Covid-19.
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