Il teatro dei Pupi siciliani non deve morire a causa della pandemia scatenata dal coronavirus. Il grido d’allarme arriva direttamente dal Museo internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino. Il museo di tradizioni popolari di Palermo, infatti, si è fatto portavoce di una consultazione con le compagnie attive in Sicilia, aderenti alla Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’opera dei pupi riconosciuta dal Ministero dei Beni Culturali e del Turismo.
Durante la consultazione, le undici famiglie di pupari siciliani si sono confrontate sugli effetti della chiusura per l’emergenza Covid-19 che ha causato la cancellazione degli spettacoli, l’impossibilità di una nuova programmazione e il mantenimento delle spese fisse da sostenere in assenza di flussi turistici e di scolaresche, fondamentali per la trasmissione del patrimonio dell’Opera dei Pupi alle nuove generazioni.
Il patrimonio andava portato in salvo
Per evitare il rischio di chiusura delle famiglie di pupari, sono state messe in campo due linee di intervento:
- creazione di inventari e archivi digitali per una fruizione libera sul portale in costruzione www.operadeipupi.it
- confronto con gli Enti locali a sostegno delle compagnie e del patrimonio da loro custodito
L’Opera dei Pupi
L’Opera dei Pupi – conosciuto anche come teatro di marionette – nasce in Sicilia all’inizio del 19° secolo. Le storie messe in scena provengono dalla letteratura cavalleresca medievale, sui poemi del Rinascimento, sui racconti di banditi e sulle vite dei santi. Nel 2008 l’UNESCO ha iscritto l’Opera dei Pupi tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità. Una delle famiglie di pupari più conosciute è quella del teatro dei pupi di Mimmo Cuticchio (in foto) in via Bara all’Olivella a Palermo.
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