Coronavirus. La protesta dei gestori di bar e ristoranti di Messina: «È un gioco al massacro»

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Oltre 200 gestori di bar e locali di Messina parteciperanno alla protestaRisorgiamo Italia”, avviata a livello nazionale contro le misure previste dal dpcm Conte. Obiettivo della manifestazione è quello di convincere il Governo a rivedere i propri provvedimenti per «evitare una “strage annunciata” di bar, ristoranti oltre all’inevitabile licenziamento di migliaia di dipendenti».

I proprietari e i dipendenti di bar, ristoranti e locali di tutta Italia sono in affanno. Le misure previste per il contenimento del coronavirus hanno costretto i titolari a chiudere le loro attività, perdendo così settimane di guadagni. Le risposte date da Roma all’emergenza economica venuta a crearsi appaiono non sufficienti a molti appartenenti alla categoria.

Quasi in concomitanza con la presentazione nuovo decreto del presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte riguardante la Fase 2, il M.I.O. (Movimento Imprese Ospitalità) lancia in tutta Italia una protesta silenziosa, volta a chiedere un nuovo e diverso intervento da parte del Governo.

Risorgiamo Italia: la protesta dei gestori di bar, ristoranti e locali di Messina

La protesta, pacifica, si svolgerà in tutta Italia (e anche a Messina) e coinvolgerà i lavoratori del comparto HO.RE.CA. (bar, ristoranti, albergatori ecc..) nel corso di due giornate, il 28 e il 29 aprile e prevede due azioni fortemente simboliche.

  • 28 aprile alle ore 21.00
    I gestori dei locali messinesi che hanno aderito all’iniziativa, muniti di guanti e mascherine, raggiungeranno il proprio locale, accenderanno insegne e luci per 15 minuti. Il tutto verrà documentato attraverso video;
  • 29 aprile
    I gestori dei locali messinesi che hanno aderito all’iniziativa consegneranno al Sindaco la chiave simbolica dei propri locali, affinché si faccia portavoce a livello nazionale. Saranno, infine, rescissi virtualmente i contratti d’affitto per causa di forza maggiore.

Perché nasce “Risorgiamo Italia”: le motivazioni della protesta

Questa la nota del Movimento Imprese Ospitalità (M.I.O.) condivisa dagli aderenti all’iniziativa a Messina: «Le nostre attività sono state chiuse per decreto, i ricavi sono stati azzerati, siamo stati privati del nostro lavoro e delle libertà. Consapevoli del dramma sanitario che si stava abbattendo sull’intero paese, abbiamo accettato questi enormi sacrifici di buon grado».

«Oggi – si legge nella nota –, con una sola voce, vogliamo manifestare in migliaia la delusione di chi è stato lasciato solo con le proprie spese, i dipendenti, gli impegni economici pregressi e le incertezze future. A fronte della nostra grande disponibilità, l’azione del Governo fino ad oggi si è dimostrata tardiva ed insufficiente. Ci è stata promessa liquidità e non ci sono arrivate neanche le dovute garanzie».

«Quando si parla di fase due o fase tre – proseguono i gestori –, vengono contemplati parametri insostenibili, distanze incolmabili con una riduzione del 70% dei coperti disponibili e tutte le responsabilità a carico dei gestori. Aprire con il 30/40% dei ricavi ed il 100% dei costi con ulteriori responsabilità penali a carico. Per i locali di pubblico spettacolo la data della riapertura non è nemmeno all’orizzonte».

«Questo è un gioco al massacro – concludono – cui non vogliamo partecipare. Senza le dovute garanzie non riapriremo».

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