L’Università di Messina ha creato una nuova maschera che servirà per proteggere medici e infermieri in prima linea nella lotta al coronavirus. Il nuovo prototipo verrà testato oggi al Policlinico “G. Martino” e consiste in una maschera da snorkeling su cui è stato montato un sistema filtrante. A spiegarne il funzionamento, in video, è il professor Giacomo Risitano.
Dopo aver trasformato una maschera da snorkeling in maschera per la terapia subintensiva, UniMe scende ancora in campo per fornire nuovi strumenti nella lotta giornaliera degli operatori sanitari contro il Covid-19. Mentre la prima invenzione serviva ai pazienti, quella testata oggi al Policlinico di Messina è nata per essere utilizzata da medici e infermieri come strumento di protezione individuale.
A occuparsi del progetto sono stati i docenti del Dipartimento di Ingegneria Filippo Cucinotta, Alessandro Pistone e Giacomo Risitano, i dottorandi Marcello Raffaele, Fabio Salmeri e Dario Santonocito, coordinati dal Direttore prof.ssa Candida Milone.
Il professor Giacomo Risitano, ricercatore del Dipartimento di Ingegneria, spiega com’è nata l’idea e come funziona la nuova maschera.
A commentare l’esito di questo nuovo esperimento è stato il Rettore dell’Università di Messina, prof. Salvatore Cuzzocrea: «È stato un weekend lungo ma molto produttivo – ha dichiarato con soddisfazione. È questo il nostro modo di essere Ateneo al servizio del territorio e della nazione. I nostri docenti e dottorandi del Dipartimento di Ingegneria non si sono fermati per tutto il weekend e i risultati sono stati straordinari».
Sulla stessa lunghezza d’onda il Direttore del Dipartimento di Ingegneria prof. Candida Milone, che ha aggiunto: «Tutto ciò è stato reso possibile grazie alle rete di collaboratori che si è instaurata nei giorni scorsi e che vede coinvolte anche aziende del territorio siciliano specializzate nella produzione di materiali plastici. L’azienda brolese Plastitalia, leader del settore, si è già resa disponibile per la produzione su scala industriale sia dei filtri certificati che dell’intero dispositivo mediante stampaggio ad iniezione. Sono stati avviati anche proficui contatti di collaborazione con l’Azienda Orthom di Ragusa impegnata in questi progetti di trasformazione delle maschere».
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