Riparare l’umano, prendersene cura, ritrovarlo: è stato questo il tema principale del SabirFest 2018 che per quattro giornate, dal 4 al 7 ottobre, ha riunito tra le aule e i cortili della sede centrale dell’Università di Messina lingue, discipline e culture diverse accomunate dall’appartenenza a un’unica città ideale, quella le cui sponde sono toccate dal Mar Mediterraneo.
«La “riparazione” – ha spiegato Caterina Pastura, del Comitato promotore – è la proposta che abbiamo lanciato a Messina e alle città del Mediterraneo e del mondo, luoghi da riparare, non solo nel senso della ricostruzione e della edificazione esteriore, ma anche interna, per ripensar i nostri luoghi e nominarli di nuovo come luoghi umani».
Anche quest’anno il festival della cultura e della cittadinanza mediterranea, giunto ormai alla sua V edizione, ha portato nella città dello Stretto – oltre che a Reggio Calabria e a Catania – studiosi, giornalisti, registi e artisti provenienti da diverse parti del mondo, e in particolare dal Medioriente, per quattro giorni di riflessioni, dibattiti, spettacoli teatrali e intrattenimento per grandi e bambini, alla ricerca di un’umanità smarrita.
Ed è stata proprio questa ricerca il punto di partenza che ha guidato i partecipanti ai 66 eventi in programma in un percorso attraverso le diverse discipline, dall’architettura, alla giurisprudenza, alla linguistica. Così, se da un lato si è discusso sulle modalità possibili per “riparare l’urbano“ con i professionisti del settore, dall’altro si è cercato di analizzare il linguaggio usato dai media, dalla politica e dalle popolazioni stesse per raccontare la contemporaneità. Un linguaggio che – come è emerso nel corso dei tanti incontri di questi quattro giorni – si semplifica per arrivare ai tanti, per generare consenso e far presa sulla folla e allo stesso tempo alza i toni, si fa più duro e alimenta una narrazione sempre più feroce che finisce col rendere sfocati e indistinti i confini tra ciò che umanamente può o non può essere accettato.
Da qui, da tutto l’insieme di considerazioni nate attorno all’interno delle “piazze” del SabirFest nasce la necessità di dare il via a una “riparazione urgente”, dove riparare significa, nelle parole di Caterina Pastura: «pensare, inventare, riprendere il tessuto che si è lacerato e cercare di rimettere insieme una forma, una trama, in cui possiamo ancora esserci e raccontarci».
Ma, accanto agli incontri e ai dibattiti dedicati alle tante sfide che il Mediterraneo si trova oggi ad affrontare – dalla gestione dell’immigrazione, alle disuguaglianze, alla criminalità organizzata – ampio spazio è stato riservato anche ai bambini, che hanno potuto assistere nel cortile interno del Rettorato ai diversi spettacoli dal titolo “Bolleggiando” realizzati appositamente dal Circobaleno di Messina. Sempre ai più giovani, tra l’altro, sono stati dedicati diversi laboratori incentrati sulla scrittura creativa e sulla filosofia.
A fare da sfondo ai vari incontri è stata l’arte, attraverso il progetto pensato da Luciano Marabello, che ha invitato due artiste messinesi, Martina Karamazov e Michela De Domenico a realizzare dei disegni sulle lavagne delle aule di ex-chimica e di ex-mineralogia dell’Università. Tra un incontro e l’altro, inoltre, i tanti visitatori del SabirFest hanno potuto sfogliare e acquistare i libri esposti nella sezione SabirLibri dalle tante case editrici che ogni anno partecipano alla manifestazione con i loro titoli principali che spaziano dai classici della letteratura come “La peste” di Camus, alle fiabe per ragazzi, alla saggistica e alla narrativa contemporanea.
Nel pomeriggio di ieri l’ingresso del Rettorato ha ospitato i Pupi Antimafia di Angelo Sicilia, con “Non mi piace il buio” che racconta il sequestro e l’assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo traendo spunto dal libro “Il giardino della memoria” di Martino Lo Cascio. Calato il sipario sull’ultimo spettacolo dell’anno “My name is… 877”, della compagnia Officina Teatrale in collaborazione con Rete Latitudini, è calato il sipario anche su questa V edizione del SabirFest, che ha salutato Messina dalle scalinate del Rettorato dando appuntamento al 2019.
Il SabirFest è stato organizzato dal Comitato Promotore composto da Mesogea, COSPE onlus, Associazione Musicale Etnea, People on the Move, Sabir srl, Officine Culturali, con il supporto di tante realtà, locali e non, tra cui figurano la Presidenza Regione Siciliana, l’Università degli Studi di Messina, l’Ersu, l’Ordine degli Architetti di Messina.
(198)