Variante di Salvaguardia, Croce bacchetta l’amministrazione:”Obbligo di riservatezza? decisione inspiegabile”

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“Per noi la procedura eseguita dal Comune di Messina è sbagliata, come sbagliata è stata l’interpretazione della prima circolare da noi emessa”. L’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Maurizio Croce, smonta le convinzioni dell’amministrazione comunale, in particolar modo quelle del Segretario Generale, Antonio Le Donne, che aveva inserito all’obbligo di riservatezza sugli allegati che riguardano la Variante di Salvaguardia del Piano Regolatore.

Un vincolo che costringeva i consiglieri comunali a non rivelare a terzi, quindi neanche ai componenti degli Ordini professionali, il contenuto degli atti. Da qui la nota congiunta di tutti i capigruppo, che chiedevano alla Regione se l’iter seguito dall’amministrazione comunale fosse corretto oppure no.

Da Palermo è arrivata una risposta che non lascia spazio a libere interpretazioni e che di fatto sconfessa la linea seguita dal Segretario Generale, Antonio Le Donne:”Quando il direttore regionale Giglione chiese alla Giunta di adottare la Variante – commenta l’assessore Croce – una volta superata la fase di consultazione, il nostro ufficio ha fatto riferimento ad una circolare del 2015. Non capisco secondo quale principio l’interpretazione di questo atto possa aver condotto a segretare gli atti, non comprendo come si sia potuto arrivare a questa soluzione. Noi abbiamo preso atto della nota che ci è stata inviata dai capigruppo in cui ci spiegano come l’amministrazione abbia messo il vincolo di segretezza sugli allegati e diciamo l’esatto opposto, dando la possibilità ai consiglieri di ascoltare i componenti degli Ordini professionali, qualora ce ne fosse l’esigenza”.

Croce commenta la decisione dell’amministrazione sotto il profilo politico:”Il tema è spinoso, credo che l’amministrazione volesse agire nel più breve tempo possibile per favorire l’adozione della Variante di Salvaguardia, strumento fondamentale per la correta esecuzione del Piano Regolatore. Ritengo che il timore fosse quello che i tempi si potessero allungare qualora nella fase di consultazione fossero stati chiamati in ballo anche i professionisti, posticipando ogni discussione in un secondo momento, ma credo che questo non avrebbe avuto molto senso”.

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