Ho riflettuto: gli uomini senza calze inquietano…e forse inquinano

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Arrivano momenti nella vita in cui gli eventi ti impongono una riflessione. A volte solo una pausa, a volte un vero e proprio ritiro spirituale: ciò che è necessario per pensare, riflettere, meditare. Non si può sempre babbiare orsù, soprattutto di fronte a situazioni che scuotono le coscienze. Sono tempi strani questi, tempi in cui certe immagini che non vorresti mai vedere restano impresse, marchiate a fuoco, nella mente. Le caviglie maschili ad esempio, esposte in bella vista. La prima volta che mi sono imbattuta in un portatore sano di risvoltino-senza-calzino, da sempliciotta quale sono, ho pensato che l’uomo in questione fosse vittima di una cattiva organizzazione delle lavatrici. Ho immaginato il ragazzo imprecare aprendo il cassetto e trovarci solo i pedalini di lana dove infilare il pigiama e i calzettoni di spugna con il logo di Italia 90. L’ho immaginato ancora ravanare nel cesto della biancheria sporca alla ricerca di quelli del giorno prima (prima o poi capita a tutti) e lanciare anatemi contro la madre, la moglie o la facente funzione che, in un’impennata di orgoglio massaio ha infilato tutta la biancheria in lavatrice. Con candore, ho pensato che quelle povere vittime dei frenetici tempi moderni stessero andando di gran carriera a cogliere al volo le super offerte di Intimissimi, prendi 20 paghi 19 e mezzo. Quando però gli esemplari della caviglia in vista sono diventati più d’uno, mi è sorto il dubbio che non potesse trattarsi di semplice disorganizzazione casalinga dilagante, ma ci fosse dell’altro. Magari una forma virale di orticaria che colpisce le caviglie. Le nubi si sono diradate grazie ad una donna fondamentale nella mia formazione culturale, nostra signora della televisione Maria de Filippi. Che senso hanno l’astensione obbligatoria dal lavoro, le ferie, la malattia, se non quello di permetterci di vedere Uomini e Donne? E così, proprio durante una felice parentesi da nullafacente, guardando i tronisti, categoria degna di essere studiata e analizzata dai trattati di sociologia, mi rendo conto trattarsi di un fatto di moda. Immagino quindi gli uomini, dopo anni di schiavitù dal filo di scozia, dalla lana con effetti depilatori, dall’elastico che cede creando conseguenti scaldamuscoli, bruciare in piazza calze e calzini in un atto di estrema ribellione. Non paghi, si arrotolano anche i pantaloni e non a causa della fogna saltata in via Cavour, ma per mostrare a tutti il loro affrancamento. Dopo essermi assicurata che mio padre non avesse aderito a questa forma di protesta (un padre che non usa calze è un padre che non riceverà regalo a Natale), risvegliata dal mio torpore mentale, mi rendo conto che il nuovo trend non riguarda solo le caviglie in vista, ma altri elementi che rendono questi giovani esemplari maschili indistinguibili tra loro, come i calciatori della nazionale coreana. Il ritorno della barba ad esempio, coniugata all’uso di camicie a scacchi, fa sì che ci si trovi di fronte ad un esercito di boscaioli. I novelli Chuck Norris inoltre, amano i pantaloni dal cavallo molto basso, come se un prolasso della prostata li avesse appena colpiti. Ammettiamo, però, che sull’altare della moda viene sacrificato qualsiasi forma di appeal all’occhio femminile, ahimè. Chi dice il contrario, mente. Non credo ci siano donne che trovano le caviglie maschili particolarmente attraenti, soprattutto se il primo pensiero che balena in mente è la sofferenza di un piede chiuso in un mocassino senza alcuna protezione o, peggio ancora, custodito da una calzettina a scomparsa effetto étoile alla Scala. Sorvolo sul cavallo basso che stava bene solo a Kabir Bedi in Sandokan, e ammetto la sensibilità femminile nei confronti della barba. Ma è giusto precisare che la barba che piace alle signore non è disegnata e impomatata come quella dei giovani Capitan Findus che si vedono in giro, bensì una peluria incolta e poco curata, tipica di chi viene rilasciato dall’anonima sequestri. Va bene che lo stereotipo dell’uomo rude è abbondantemente superato, ma a un uomo che fa impacchi alla barba e si arrotola i pantaloni per mostrare le caviglie è più inquietante del meccanico coperto solo di tuta blu e rigolini di sudore.

Giusy Pitrone

(1946)

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