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E’ Natale, c’è un “pensierino” per te

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fondamentalmente messinaIl periodo più bello dell’anno è arrivato. Col cuore traboccante di spirito natalizio, sempre più legati alla tradizione, noi Messinesi viviamo le nostre vecchie e care abitudini…

Scendere al centro. Mentre i posti di lavoro e le scuole vengono disertati con sempre maggior anticipo – si vocifera che l’anno prossimo le vacanze inizieranno attorno al giorno di S. Lucia – si esce di casa quasi esclusivamente per la passeggiata di Natale, che congestiona in maniera apocalittica la zona del centro cittadino. I motivi sono i più disparati: guardare le vetrine, cercare gli zampognari, scattare selfie sotto l’albero di piazza Cairoli, e tanto altro. Sembra che non ci sia occupazione natalizia altrettanto degna, quanto quella del “passìo” sul viale che, ahimè, intralcia inevitabilmente coloro i quali hanno la difficile missione di comprare regali.

Prendere pensierini. Noi non facciamo regali, bensì prendiamo pensierini, espressione tipica, atta a smorzare le aspettative dell’interlocutore. Del resto, ci può essere crisi nera, blocco delle tredicesime, congelamento dei conti in banca, vendita di reni al mercato degli organi, ma a mani vuote presso i parenti non si può andare. Da un paio d’anni vige la regola dei regali-solo-ai-bambini; da allora il range di riferimento oscilla attorno ai 65 anni, a seconda dell’età della suocera suscettibile. L’umore di chi spende è quasi sempre pessimo, con un pensiero al gratta e sosta e uno alla politica di controllo delle nascite modello Cina anni ottanta che, fosse stata in vigore, avrebbe contenuto il numero dei parenti.

Alimentare i “malucori” familiari. Il Natale è la festa della famiglia. Corollario delle assidue frequentazioni è l’inevitabile prodursi di fraintendimenti fra parenti. Ho visto rapporti incrinarsi per il baccalà fritto con troppo sale servito alla zia ipertesa, candelabri e biscottiere recuperate all’ultimo momento dalle credenze per impacchettarle e regalarle, inviti non presentati per tempo, fortuna esagerata a carte o – questa è la peggiore – aver preferito trascorrere la Vigilia in un resort 5 stelle in mezzo alla neve, piuttosto che a casa della zia con reparto geriatrico da un lato e asilo nido dall’altro.

Cucinare. Ogni scusa è buona, è vero. Ma a Natale si innescano delle dinamiche pericolose per cui fra parenti, amici e comunque membri della stessa tribù nasce una sorta di competizione più agguerrita di Masterchef. Si combatte a suon di pitoni, spatola impanata, capretto, baccalà e spaghetti alle vongole con o senza pomodoro. Ne fanno le spese i congiunti, costretti a schierarsi e a boicottare i piatti dei rivali.

Mangiare. Ovvia conseguenza del punto precedente. L’abitudine poi di onorare non solo i festivi, ma anche le vigilie, moltiplica il numero di cenoni e pranzi, che sono più di quanto un normale organismo riesca a sostenere. Ci sono poi i giorni intermedi, quelli in cui apri il frigo per cercare due zucchine purificanti e ci trovi tutta una serie di avanzi dello schiticchio precedente, perfettamente catalogati per data. Per contrastare l’inevitabile addensarsi del sangue, il bravo messinese, in questo molto simile ad un alpino, beve importanti quantità di alcolici atti a fluidificare la circolazione. Il risultato è una media di 5 kili in più a componente familiare e un intasamento dei laboratori di analisi cliniche.

Giocare a carte. C’è chi non lo ammette, chi addirittura lo nega, ma tutti prima o poi siamo stati costretti da ricatti morali o dalle circostanze a giocare a tombola in famiglia. Tutti abbiamo sentito smorfiare i numeri desiderando che qualcuno ponesse fine allo stillicidio di gambe delle donne, sbirro, nascita santa. Tutti abbiamo aiutato il parente in difficoltà di fronte ai numeri del tombolone e al dilemma 9 o 6. E tutti abbiamo staccato finestrelle da una cartella per metterle ad un’altra. Facciamo outing e non se ne parli più.

Mummuriare le luminarie. Attività fra le principali del messinese in versione natalizia. L’anno scorso si sono verificati addirittura dei gravi casi di depressione dopo una passeggiata al centro. Per scongiurare l’impennata nelle vendite di Prozac, quest’anno si è provveduto ad eccedere: ben due alberi di Natale, zampognari, canti natalizi, negozi visibili anche dagli anelli di Saturno e atmosfera palpabile già da metà novembre. Ma il messinese, si sa, è tradizionalista. E la tradizione prevede che ci si lagni. Ecco chi lamenta forti disturbi agli occhi accusati in via dei mille, chi suoni molesti a Piazza Cairoli, chi Miss Italia che in televisione pareva più alta (molti l’hanno confusa con la Barrile), di ‘sto Natale che è iniziato troppo presto. La questione dei due alberi poi, è diventata un affaire che ha surclassato qualsiasi altro argomento. Non si è ancora capito che era l’unica soluzione per non creare incolonnamenti per i selfie.
Auguri

Giusy Pitrone

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