Vertenza Atm. I sindacati scrivono a Croce: “Avete pagato l’azienda ma non i lavoratori,senza stipendio da tre mesi e mezzo”

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ATM messinaPino Foti, Enzo Testa e Silvio Lasagni, rispettivamente segretario generale della Filt Cgil- Fit Cisl e Uiltrasporti Messina, in meno di una settimana, tornano a scrivere una dura nota al commissario straordinario del Comune di Messina, Luigi Croce, contestando come, ancora una volta, il Comune abbia scelto di pagare le aziende creditrici e non i lavoratori creditori. Creditori, ormai, di tre stipendi e mezzo. Foti, Testa e Lasagni chiedono al commissario Croce una strategia che finalmente intervenga a riconvertire azienda e lavoratori. Pertanto sollecitano la convocazione di un Tavolo tra le parti per definire insieme una strategia risolutiva.

“Nonostante le Ns. richieste ufficiali- scrivono i sindacalisti- Lei si è limitato, come il suo predecessore, a corrispondere all’ATM il dodicesimo di bilancio previsto mensilmente e ad anticipare un milione di euro per far fronte al credito vantato dalla ditta Ventura.
E’ chiaro che i debiti vanno onorati ma, come avevamo fatto notare, anche quelli dei lavoratori sono tali, e poiché con la Ventura sarebbe bastato transigere e rateizzare il debito, era sicuramente più opportuno valutare le diverse sofferenze e corrispondere quanto dovuto ai lavoratori, superando finalmente questa iniqua discriminazione tra dipendenti delle partecipate.
Tra l’altro così facendo Lei ha condannato quei lavoratori, proprio come il Suo predecessore, a fissare anche per il futuro un arretrato di tre stipendi e mezzo, perché il prevedibile ridimensionamento delle risorse comunali, e la mancata conoscenza dei debiti aziendali e quindi dei futuri pignoramenti, saranno, come Lei sa, un ostacolo sempre più enorme ed insormontabile.
Se non si pagano gli stipendi ed al contempo non si interviene per cambiare quell’azienda – proseguono – il semplice pagamento di un debito, con i soldi che spettano ai lavoratori, risulterà logicamente inutile e quel servizio sempre più caro per la città.
Dire ai lavoratori che non percepiscono i loro stipendi perché con quei soldi si pagano i creditori di una azienda al collasso, ne converrà, è aberrante.
Il problema – dicono sempre a Croce i sindacalisti – come Lei comprenderà, non sta nel tenere in vita ciò che resta dell’ATM, ma nel restituire a Messina il servizio di trasporto pubblico, operando quelle modifiche necessarie e da troppo tempo rinviate.
Ci dispiace per Lei, ma dopo aver superato lo scoglio del bilancio 2012, ed aver fortunatamente scongiurato il dissesto, il Comune di Messina, seppur commissariato, è chiamato adesso a compiere urgentemente quelle scelte che non possono attendere fino al momento dell’insediamento della nuova amministrazione.
Anche se il prestito di 40 mln alla Regione Siciliana sarà rateizzato, i tagli alle risorse degli enti locali imposte dalle manovre economiche obbligheranno comunque ad una razionalizzazione della spesa e quindi dei servizi, i cui livelli potranno essere mantenuti, non solo con la necessaria lotta all’evasione, ma anche e soprattutto con l’eliminazione degli sprechi, e con l’indispensabile ottimizzazione dei costi.
La dettagliata analisi della Corte dei Conti, inviata anche alla Procura della Repubblica già lo scorso 21 novembre, traccia un quadro piuttosto chiaro delle responsabilità operate dalla proprietà comunale nel lasciare in questa condizioni la partecipata, ma a parte questo da tempo l’azienda è incapace di reagire e non conosce nemmeno l’ammontare dei debiti maturati e maturandi. Ciò non solo impedisce qualsiasi normale programmazione, ma fa si che ogni mese per mantenere un servizio sempre più ridotto si sia costretti a scegliere tra stipendi e fornitori.
Certo da anni le voci in bilancio per l’azienda sono insufficienti, ma lo sono sproporzionalmente proprio per il grande e crescente gap che esiste nel rapporto tra i costi ed i servizi resi.

Tentare, come fatto in passato, di limitarsi a proporre la semplice liquidazione dell’azienda è ridicolo, perché servirebbe solo a peggiorare la situazione dato che oltre al costo del trasporto pubblico, che qualcuno dovrà comunque svolgere, il peso dei debiti derivanti dalla chiusura dell’attività si riverserebbe immediatamente, insieme al maturato del TFR, sulle casse comunali e sulle tasche dei messinesi.
La scelta, tra l’altro obbligata, resta quindi ancora una volta tutta in mano alla proprietà ed alla capacità di questa di impiegare ogni centesimo, non per continuare a tappare buchi, ma per restituire alla città un servizio di almeno 100 autobus, riconvertendo azienda e lavoratori, aumentando utenza e quindi chilometri e relativi risorse regionali, inglobando nuove attività, perseguendo insomma l’obiettivo dell’aumento delle entrate per una conseguente riduzione dei trasferimenti comunali.
17 autobus e 7 tram indicano che siamo molto al di sotto del livello di guardia – concludono i sindacalisti – che una buona parte della città è privata di un fondamentale diritto, e che occorre intervenire immediatamente procedendo a ripristinare la dotazione di mezzi necessari.
Questo compito non può essere delegato ad altri perché spetta per intero all’amministrazione ed al consiglio comunale della città, che oggi per interloquire con il Governo Regionale non ha finalmente più bisogno dell’intermediazione di altre sedi istituzionali, ma solo di concreta volontà.
Le chiediamo pertanto di convocare subito le parti per un percorso a tappe forzate, in cui ognuno si assuma davanti alla città le proprie responsabilità”.

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