I “Popolari in Movimento” hanno celebrato, nell’Aula Consiliare del Comune, il 66° anniversario del rientro in Italia di Don Luigi Sturzo dopo 22 anni di esilio vissuti all’estero per sfuggire alle persecuzioni del regime fascista.
L’Assessore Nino Mantineo ha portato i saluti dell’Amministrazione comunale sottolineando la grande responsabilità e il grande ruolo dei cattolici nella conduzione della cosa pubblica.
Giovanni Frazzica, ex Segretario provinciale del Ppi, oggi animatore dei “Popolari in Movimento”, ha spiegato che l’associazione nasce per scuotere dal torpore i popolari rimasti impigliati e silenziosi nella grande crisi che ha investito la dirigenza del Pd messinese. «Il Pd — ha spiegato Frazzica — era un progetto politico per amalgamare due grandi culture politiche: quella popolare cattolica e quella laica-socialista o ex-comunista che faceva capo ai Ds. Oggi ci sono tante cordate, tanti grumi, tante correnti, ma nessuna vera fusione. Il raggruppamento iniziale dei popolari, a livello nazionale, è diviso in 5 rivoli, a Messina sembrava spento. Lo stiamo facendo rivivere perché la filosofia e la morale sturziana ci sembrano valide e importanti, anche a prescindere dai momenti cogressuali».
A prendere la parola, poi, è stato il professor Antonio Baglio che ha tracciato una breve storia della figura di Don Luigi Sturzo e del valore del suo operato: «In un momento di crisi di identità di partiti e movimenti di massa, il richiamo alla figura di Sturzo assume il significato della ricerca di un solido ancoraggio sul terreno dei valori, del pensiero e dell’agire politico. Sturzo è stato uno dei padri del pensiero politico europeo d’ispirazione cristiana, in grado di tradurre la fede cattolica in un impegno concreto in favore delle masse popolari. Fu infatti organizzatore delle prime cooperative operaie cattoliche in Sicilia, pro-sindaco di Caltagirone e consigliere provinciale per diversi anni, fondatore nel 1919 del Partito popolare italiano, riuscendo a traghettare i cattolici verso la democrazia». «La sua avversione al regime fascista — ha proseguito Baglio — gli costò 22 anni d’esilio, prima a Londra fino al 1940 e poi a New York, durante i quali si spese per denunciare all’opinione pubblica europea e statunitense i pericoli rappresentati per le democrazie e la pace internazionale dal fascismo. Al contempo fu fiero oppositore di tutti i sistemi totalitari, in nome della libertà e della democrazia».
Anche Pippo Pracanica ha dato il proprio contributo: «La Sicilia ebbe un Presidente, Ruggero Settimo, cattolico e uomo politico, e un sacerdote, Gioacchino Ventura, filosofo e sociologo, il quale da autentico cristiano e pioniere, concepì la democrazia come strumento di redenzione sociale oltre che politica. E questa storia si concluse con D’Ondes Reggio, cattolico professante di pensiero e d’azione, l’unico tra i siciliani che al Parlamento nazionale, dimettendosi, protestò per le libertà isolane tradite. Era questo il movimento consapevole, coordinato al passato, legantesi a tutta una tradizione di presupposti filosofici e di predicatori politici e proteso nell’avvenire. Questa sintesi l’ha raccolta Luigi Sturzo, il cui debutto politico coincise con una concreta impostazione del problema del Mezzogiorno e più particolarmente dell’Isola, la cui soluzione additò l’autonomia regionale, non solo come strumento di educazione politica, ma soprattutto come riforma sociale che doveva interessare alla causa della nostra storia tutti i cittadini che ne restavano assenti ed esclusi».
Il professor Maurizio Ballistreri dell’Università di Messina ha evidenziato invece come l’iniziativa dei “Popolari in Movimento” rappresenti un modello di politica “alto”, basato su valori, idee e programmi, alternativo alla politica dei talk show e del brutale esercizio del potere. Secondo Ballistreri la politica deve recuperare il gap accumulato in termini di sovranità e rappresentanza, «in particolare — ha detto — per una sinistra che in Italia appare subalterna alla finanza e al mercato e diventare parte del socialismo democratico a livello internazionale, senza perpetuare anomalie ideologiche e culturali».
«Penso che i principi sturziani — ha detto l’avvocato Antonella Russo, consigliere comunale del Pd — siano così universali ed attuali che, se davvero applicati, ci farebbero vivere in un “Eden” politico. Binomi come politica=morale, economia=morale, concetti di politica aconfessionale ed interclassista sono quantomai moderni. Sento la necessità di evidenziare il bisogno di unità del Pd, che mai come oggi risulta spaccato e con divisioni interne che fanno male a noi tutti, ma ancor più sento la necessità di ritrovare e far riemergere il vero spirito del Partito popolare, fondato da Sturzo; e mi auguro che l’odierno anniversario del suo ritorno in Patria, sia l’emblema di un ritorno a pieno titolo dello Partito popolare agli apici della rappresentatività, nazionale e cittadina».
Per Franco Providenti il grande valore di Sturzo fu il richiamo di tutti alla partecipazione. Pippo Isgrò ha approvvato l’iniziativa perché è in controtendenza rispetto alla logica imperante nel Pdl e nel Pd di voler fare un partito degli eletti: «La politica deve appartenere a tutti i cittadini, questa sarà la mia battaglia di libertà».
Hanno chiuso gli interventi Felice Calabrò, che nella metafora del ritorno dei popolari potrebbe rappresentare il terzo sindaco popolare dal 1994 al 2014, l’on. Ciccillo Barbalace che ha auspicato un maggiore dialogo tra cattolici e componente socialista e il prof. Nicolò D’Agostino che ha esaltato le qualità etiche dell’opera sturziana.
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