«Se i servizi di igiene cittadina non vengono garantiti adeguatamente a fronte dei “sacrifici” economici richiesti ai contribuenti, la Tari che paghiamo rischia di assumere i contorni di un “furto legalizzato”, e personalmente, nell’esaminare a breve il nuovo tariffario 2015, non potrò non tenere conto dell’ennesimo scempio ambientale che sta investendo in questi giorni tutta la città», con queste parole cariche di indignazione il consigliere comunale Libero Gioveni commenta i cumuli di rifiuti che si vedono ormai da giorni nelle strade di Messina.
«Messina è nuovamente sommersa dai rifiuti (è inutile ormai fare l’elenco delle zone visto che ormai ognuna di esse non ne è più esente) e il caldo di questi giorni rende ancor più gravi le condizioni igienico-sanitarie, senza considerare lo scabroso scenario offerto ai turisti! E poco importano adesso le cause (problemi alla piattaforma di Pace, ai mezzi ecc.), specie ai contribuenti che puntualmente pagano la tassa sui rifiuti e che di contro sono stanchi di ascoltare proclami da parte di un’Amministrazione che ha anche l’aggravante di avere un’identità “ambientalista”».
«Ai cittadini che a breve dovranno pagare la Tari (quest’anno forse ancora più pesanti per via del costo di gestione dei rifiuti lievitato per il trasporto a Motta Sant’ Anastasia nonostante l’aumento della differenziata) – sentenzia Gioveni – non gli si può più chiedere di pagare un servizio che non funziona come dovrebbe tutti i santi giorni».
«Ed è proprio questo il punto – prosegue il consigliere – e, soprattutto, la condizione: se entro la fine della settimana l’emergenza non rientrerà, chiederò personalmente all’Autorità Sanitaria di riconoscere e certificare il “danno all’ambiente” così come abbiamo previsto in Consiglio Comunale approvando il Regolamento Iuc, il cui art. 35 prevede in questi casi “il pagamento del tributo da parte dei soggetti coinvolti nella misura massima del 20%».
«Tra l’altro – ricorda l’esponente Udc – già in altri Comuni in passato (all’epoca persino della vecchia Tarsu) un simile sistema “risarcitorio” è stato attuato: l’ex Amministrazione di Napoli, per esempio, attraverso una delibera di giunta del 30 dicembre 2011, decise di risarcire la popolazione anche per effetto di una sentenza del 2008 del Giudice di Pace di Napoli che aveva riconosciuto la validità dei ricorsi dinanzi a pagamenti dei cittadini per servizi mai erogati».
«Insomma – conclude Gioveni – di alibi e di tempo (2 anni) questa Amministrazione ne ha avuti a iosa, ma è giunto il momento adesso di tirare le somme in Consiglio, attribuendo con atti precisi, da un lato le responsabilità e dall’altro un risarcimento sempre più dovuto».
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