Non sono solo i giovani in cerca di lavoro a fuggire dalla Sicilia, anche chi vuole studiare tende a preferire atenei in altre parti d’Italia o addirittura all’estero. Tendenzialmente, l’emigrazione degli studenti parte dal meridione per mete universitarie italiane più importanti, più prestigiose, e sopratutto con strutture più efficienti. La crescente fuga di cervelli, secondo il PortaVoce del MoVimento 5 Stelle Francesco d’Uva, è dovuta alla insufficiente valorizzazione degli Atenei siciliani.
Dopo l’incontro avvenuto ieri a Palazzo d’Orleans a Palermo tra il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci e i vertici degli atenei siciliani, d’Uva ha espresso la sua preoccupazione per i dati allarmanti, che mostrano l’affluenza con la quale i giovani siciliani sono sempre più disposti ad abbandonare l’isola.
«Non lo dico io, non lo dice la politica, non lo dicono le fake news: lo dicono i dati – racconta il Portavoce del Movimento –Per ogni tre diplomati, ce n’è uno che decide di lasciare la sua terra per trasferirsi in un’altra Regione e studiare lontano dalla Sicilia. In totale sono oltre 51 mila i cervelli in fuga, un’emorragia che deve far riflettere su quanto questa Regione e questo Governo abbiano, fino ad oggi, fatto per incentivare la buona Università nell’isola: nulla»
Un’amara riflessione che si focalizza sul divario tra Nord e Sud Italia, in cui la Sicilia risulta, ancora oggi, una Regione inadeguata a soddisfare le esigenze della propria popolazione.
«La fuga di giovani non è altro che il culmine di scelte amministrative sbagliate, che non hanno puntato alla valorizzazione degli Atenei del Sud – continua d’UVa – ci auguriamo davvero che per i mesi a venire la Regione ed il Governo si passino una mano sulla coscienza e diano un impulso positivo e fattivo. Non solo ipotizzato in uno slancio di campagna elettorale, per bloccare questa emorragia giovanile che rischia di far collassare il futuro stesso della Sicilia».
D’Uva ha continuato la sua critica raccontando il lavoro del Movimento nel tentativo di colmare il divario che spezza l’Italia a metà su ogni fronte.
«Negli anni in cui siamo stati in Parlamento e in Commissione Cultura – spiega il portavoce del Movimento 5 Stelle – ci siamo sempre battuti a fianco dei giovani universitari siciliani e, più in generale, di quelli del Sud Italia. Nelle interrogazioni presentate, abbiamo sempre cercato di spingere il Governo a livellare quell’odioso gap che il Ministero ha cercato in tutti i modi di incentivare tra gli Atenei del Sud e quelli del Nord. A partire dall’innalzamento delle tasse universitarie fino al paventato superamento del mero voto minimo di laurea nei concorsi pubblici che avrebbe, di fatto, sfavorito soltanto le università meridionali. Per non parlare delle innumerevoli volte in cui, come MoVimento 5 Stelle, ci siamo ritrovati a scendere in piazza per sostenere i diritti di specializzandi, medici e laureati».
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