Prosegue il botta e risposta tra la parlamentare Angela Raffa e il deputato ARS Cateno De Luca, al centro del dibattito l’annosa questione della continuità territoriale e, in particolare, il servizio di collegamento veloce nello Stretto di Messina gestito da RFI. A scagliare la prima pietra, l’ex Sindaco peloritano, che, di ritorno da Roma, ha commentato negativamente il servizio contestando in particolare i tempi di attesa. Poi la replica di Raffa e oggi la controreplica di De Luca.
A replicare a Cateno De Luca è stata Angela Raffa, deputata del M5S, membro della Commissione Trasporti nella scorsa legislatura. In cinque punti, la parlamentare pentastellata ha rivendicato le azioni intraprese negli ultimi anni per migliorare il servizio e il ruolo svolto dall’Autorità Portuale dello Stretto. Nel farlo, ha sottolineato: «Mi fa piacere che ti sei finalmente accorto del problema (meglio tardi che mai)». Oggi arriva la controreplica dell’ex Primo Cittadino.
Stretto di Messina, De Luca: «Quanto fatto dal M5S non basta»
«Proverò a spiegarti perché quello che è stato fatto finora anche dal Movimento 5 Stelle non solo non basta, come tu stessa riconosci, ma non è stato neppure lontanamente esaustivo delle esigenze del Sud d’Italia»: così esordisce Cateno De Luca nel replicare con una lunga nota alle dichiarazioni di Angela Raffa. Poi ha fatto un piccolo passo indietro nel tempo ricordato il D. Lgs. del 24 aprile 2017 con cui lo Stato Italiano riconosce a Rete ferroviaria italiana (RFI) il diritto di gestire il collegamento ferroviario via mare tra la Sicilia e la Penisola.
«Vedi Angela – scrive in proposito Cateno De Luca –, però, che quella che tu definisci una conquista, in verità ha costituito un arretramento nella difesa dei diritti dei Siciliani, perché invece di garantire la continuità territoriale avete sostanzialmente consentito a RFI di imporre un sistema di collegamento ferroviario via mare da e per la Sicilia, senza alcun confronto con il territorio».
«Servizio deficitario»
«Difatti – prosegue De Luca –, già dal 2000 (con il D.M. Trasporti n. 138/2000) RFI SpA è divenuta la concessionaria di tutto il servizio ferroviario italiano per i successivi 60 anni, e in forza di questa concessione è sempre RFI Spa a dettare le regole di esercizio per lo svolgimento del servizio, tanto che quando la Società ha deciso di ridurre il numero di treni che collegavano la Sicilia al resto di Italia, eliminando le navi che imbarcavano i detti treni e attraversavano lo Stretto di Messina, l’unica soluzione che Stato ha pensato di attuare qual è stata? Garantire il servizio di trasporto ferroviario via mare da e per la Sicilia attraverso l’impiego di mezzi navali veloci per le tratte Messina- Villa San Giovanni e Messina – Reggio Calabria (andata e ritorno)».
«In sostanza, che cosa avete fatto? – chiede. Avete accettato che RFI sopprimesse la gran parte delle corse delle navi che garantiscono il c.d. “servizio universale ferroviario a lunga percorrenza” autorizzando la società a sostituire questo servizio con uno che arriva fino a Reggio Calabria con l’impiego di mezzi navali veloci per l’attraversamento a piedi delle tratte Messina/Villa San Giovanni e Messina/Reggio Calabria. In sostanza, mentre prima il viaggiatore poteva restare a bordo dello scompartimento ed attendere che fosse il treno ad essere imbarcato sulla nave per attraversare lo Stretto di Messina, adesso il viaggiatore è costretto a scendere dal treno e, nella migliore delle ipotesi, se avrà viaggiato su un treno Frecciarossa, potrà utilizzare il collegamento veloce per l’attraversamento dello Stretto».
«Se invece avrà viaggiato su un treno diverso – prosegue De Luca –, a lunga percorrenza ma che non fa parte della linea di esercizio per la quale viene garantito il collegamento per l’attraversamento dello Stretto, si troverà costretto a scendere dal treno e scegliere tra due alternative: attendere l’arrivo del primo mezzo navale veloce (il cui orario è coordinato con quello di arrivo e partenza delle Frecce) oppure percorrere la strada che lo separa dall’imbarco di Villa San Giovanni e imbarcarsi su una delle navi F.S. che solcano lo Stretto di Messina, senza alcuna coincidenza di orario».
Male, secondo Cateno De Luca, anche il servizio di treni a lunga percorrenza che arrivano in Sicilia imbarcandosi sulle navi di RFI: «Non va meglio neppure per il viaggiatore che avrà utilizzato uno dei treni che svolgono il c.d. “servizio ferroviario universale a lunga percorrenza”, cioè uno di quei treni che vengono imbarcati sulle navi e che, una volta raggiunta la Sicilia, arrivano nelle altre città siciliane, perché questo servizio di fatto è svolto solo da 2 navi, c.d. a 4 binari, che sono la Iginia (univa nave nuova) e la Messina (che ha già 11 anni di esercizio), mentre le altre due, Villa e Scilla (entrambe con circa 40 anni di esercizio) sono in riserva e in cantiere per le manutenzioni».
«Il viaggiatore da e per la Sicilia – conclude – patisce un servizio deficitario, con pochissimi collegamenti, con orari che non tengono conto delle reali esigenze dell’utenza, senza beneficiare di alcun servizio di terra, né in termini di servizio di ristorazione né in termini di assistenza all’utenza che viene abbandonata a sé stessa, con tutti i bagagli e le difficoltà del caso».
La sentenza della Corte di Giustizia Europea
In ultimo, Cateno De Luca rammenta la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che, interrogata da Liberty Lines, ha dato sostanzialmente ragione alla compagnia di navigazione stabilendo che per la gestione del servizio di collegamento nello Stretto di Messina si sarebbe dovuto procedere con una gara d’appalto pubblica e non con un affidamento diretto.
«Una concessione statale della durata di 60 anni a RFI – continua Cateno De Luca – ha prodotto i risultati che ogni siciliano è costretto a subire quando decide di viaggiare. È venuta l’ora che ci si occupi davvero di continuità territoriale, senza accontentarsi di servizi deficitari e riduttivi che non solo non consentono di garantire la uguaglianza sostanziale per i territori svantaggiati e attuare il diritto alla libera circolazione sul territorio europeo, ma che hanno contribuito a causare l’arretramento di tutto il Meridione, bloccando lo stesso Sistema Italia».
Le “colpe” secondo De Luca dell’AdSP dello Stretto
Una frecciata, poi, anche contro l’AdSP: «La tanto decantata da Te Autorità di Sistema Portuale dello Stretto, che ingloba i porti di Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria, lungi dall’esercitare il proprio ruolo ha abdicato ad ogni interlocuzione con gli operatori economici che gestiscono il servizio, pubblicando gare per la concessione delle aree portuali che hanno portato solo all’avvio di un contenzioso con le società che esercitano il servizio di trasporto, senza alcun miglioramento delle condizioni di trasporto dei passeggeri pendolari».
«Ho presidiato personalmente la rada San Francesco durante l’emergenza Covid»
Infine, l’ex sindaco di Messina ha ricordato gli avvenimenti del periodo del lockdown nei primi mesi dell’emergenza coronavirus: «Di questi temi – scrive De Luca –, cara Angela, io mi sono occupato in più di un’occasione, come quando nel periodo più acuto della emergenza Covid, ho presidiato personalmente la rada San Francesco per denunciare la mancanza dei controlli in concomitanza con un flusso massivo di persone che rientravano in Sicilia per sfuggire alla pandemia ed alla conseguente crisi economica che aveva già attanagliato le regioni del Nord Italia. All’epoca il Presidente del Consiglio dei ministri era proprio il Segretario del Tuo partito, l’Avv. Giuseppe Conte, che la notte annunciava i suoi DPCM e poi lasciava che trascorressero 24 ore prime di pubblicarli, dando il via libera alle fughe di massa verso i territori del Sud Italia e la Sicilia, dove l’assistenza sanitaria è deficitaria e certamente non adeguata a fare fronte a questo improvviso aumento dei contagi esogeni. Ma di tutto questo Angela tu preferisci non parlare, e io lo capisco quanto è difficile difendere le posizioni di un governo centralista che della Sicilia non si è mai interessato, come del resto neppure tu».
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