Alla fine potrebbe essere come la frase-paradosso della ‘montagna che partorisce il topolino’. Il fronte della sfiducia al sindaco e la sua Giunta è abbastanza caldo ma non rovente, quindi appare quanto mai difficile che almeno nei prossimi giorni si possano raggiungere le fatidiche sedici firme necessarie per portare la mozione in consiglio comunale. Questa mattina a Palazzo Zanca non c’è stata la riunione informale tra i consiglieri di cui tanto si è discusso ieri, anche se tra i banchi del civico consesso si continuano a confrontare, perché a predominare è soprattutto il timore di fare di Renato Accorinti un martire politico.
Per non parlare degli effetti che l’inchiesta “Gettonopoli” ha avuto nei confronti di buona parte dei consiglieri, che sentono il proprio ruolo sempre delegittimato. Il più attivo, in questa fase, risulta essere il capogruppo di Forza Italia, Giuseppe Trischitta, che sta cercando di superare le reticenze mostrate dai colleghi. Lui la firma sulla mozione di sfiducia l’ha già messa insieme ai colleghi Nicola Cucinotta, Giovanna Crifò e Daniele Zuccarello, nomi che si sono uniti a quelli dei cinque consiglieri ex Udc (Mario Rizzo, Franco Mondello, Mariella Perrone, Libero Gioveni e Andrea Consolo) e dei due consiglieri di Ncd (Daniela Faranda e Nicola Crisafi).
Attualmente, dunque, si è sempre fermi a quota undici, anche se non è escluso che nelle prossime ore ci possa essere un’altra firma, senza però raggiungere il numero necessario per discutere la mozione in consiglio comunale. A fare da ago della bilancia potrebbero essere i “genovesiani”, che ogni qualvolta si parla di sfiducia hanno sempre avuto un atteggiamento guardingo.
Il gruppo di consiglieri che fanno capo al deputato di Forza Italia non ritiene che ci siano le condizioni affinchè la mozione raggiunga i ventisette voti necessari per essere approvata e dunque concludere prima della naturale scadenza l’esperienza dell’amministrazione Accorinti.
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