Coinvolgere i privati nelle politiche di Risanamento, attraverso il “project financing“: è questa la proposta del Consigliere comunale Libero Gioveni, che ammonisce la nuova azienda Arisme, nata ormai da 6 mesi: «finora, a parte la consegna di alloggi, non è riuscita a imprimere l’auspicata accelerazione nel settore».
Gioveni propone quindi un sistema che permette «con una sorta di “permuta” di donare i terreni ai
costruttori, i quali realizzerebbero alloggi per donarne a loro volta una buona parte a palazzo Zanca che, dal canto suo, li girerebbe subito agli aventi diritto, snellendo le varie graduatorie».
«I fatti e la storia del Risanamento nella nostra città – scrive il Consigliere – indipendentemente dalle Amministrazioni che l’hanno governata negli ultimi 30 anni dimostrano che vi è la reale necessità di modificare radicalmente le politiche nel settore. La scelta di acquistare gli alloggi sul mercato da parte dell’Amministrazione, che al momento si è tradotta solo in un avviso ricognitivo visto che manca ancora la copertura finanziaria, non può di certo bastare».
La soluzione che rimane, secondo il Consigliere Gioveni è proprio quella del “project financing”: «Un timido tentativo fu fatto dall’ex assessore al Risanamento Pippo Rao, durante la sindacatura Buzzanca, che voleva coinvolgere un gruppo imprenditoriale nel settore delle costruzioni come il Consorzio delle cooperative di Ravenna. Ritengo che la soluzione, che darebbe modo ai privati di investire nel nostro territorio realizzando alloggi, servizi e infrastrutture, possa davvero risultare determinante per mettere in moto una volta per tutte la sempre più inceppata macchina del Risanamento, che ha un forte bisogno quindi di nuove e alternative risorse, professionalità, competenze e idee da mettere in campo».
Il nuovo sistema permetterebbe anche di sbloccare il settore dell’edilizia e del lavoro di conseguenza, ma non solo: «Verrebbe fronteggiato -insiste Gioveni – in modo netto e deciso anche il sempre attuale problema dell’umiliante ammassamento delle famiglie baraccate in “casermoni” o “quartieri dormitorio”».
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