C’è una partita a 2 che non dà pathos a chi la guarda: troppo scontata la conclusione. E’ quella partita in cui a un giocatore piace vincere ( anche sporco se è il caso) e all’altro sta bene perdere, e pure facile. Questa partita la giocano Governo nazionale e governo regionale. Superfluo specificare chi gioca per vincere e chi pare votato alla sconfitta.
Accade che la Consulta abbia riconosciuto che spettano alla Sicilia i proventi delle imposte legate alle accise su energia e carburanti. Una somma non da poco, visto che si tratterebbe di circa 73 milioni l’anno, e all’isola spetterebbero quelli dal 2012 ad oggi. Ottimo, no? Finalmente una boccata d’aria per la nostra regione. E ti pareva che non scattava la solita “tegolata”? In un’intesa al massacro, infatti, del giugno 2014, il presidente Rosario Crocetta ha sottoscritto col governo nazionale il ritiro da tutti i contenziosi con lo Stato e la rinuncia agli effetti di quelle sentenze. Così, “pace e patta”, con quell’accordo Crocetta ha rinunciato per 5 anni ( sino al 2017) alla possibilità che i ricorsi presentati avverso decisioni romane si concludano con sentenze positive, Perchè mai questa rinuncia da parte del nostro presidente? Per fare entrare nelle casse regionali 540 milioni. Somma che appare iniqua rispetto a quanto avrebbero potuto fruttare tutti i contenziosi pendenti con il governo nazionale – e ce n’erano ancora parecchi – che avessero ottenuto parere favorevole dalla Consulta. Ricorsi che, nella totalità, avrebbero portato in cassa 4 miliardi di euro.
Intanto, su quello “accise e carburanti” è sicura la perdita di 73 milioni l’anno dal 2012 ad oggi e sino al 2017.
In pratica, Crocetta ha preferito l’uovo oggi alla gallina domani, senza sapere che la gallina (almeno in un caso) era già in forno e quasi cotta.
Li incassano, invece, la Regione Valle d’Aosta e le Province autonome di Trento e Bolzano, che di accordi con il governo centrale non ne hanno proprio siglati. Loro, con Raffaele Lombardo presidente della Regione Sicilia, nel 2012 avevano presentato un ricorso contro il decreto-legge “Cresci Italia”, che stabiliva fosse il governo romano a incamerare le entrate legate all’aumento delle accise su energia e carburanti e che gli enti a statuto speciale se ne privassero. Si trattava, nel totale degli enti, di ben 235 milioni l’anno persi.
Sono occorsi 3 anni perchè arrivasse la sentenza. Questa sentenza: ” La Regione Siciliana ha denunciato la lesione degli articoli 36 e 43 del proprio Statuto. Ai sensi del primo comma dell’articolo 36 dello Statuto della Regione siciliana, spettano alla Regione siciliana tutte le entrate tributarie erariali riscosse nell’ambito del suo territorio, dirette o indirette, comunque denominate, ad eccezione delle nuove entrate tributarie il cui gettito sia destinato con apposite leggi alla copertura di oneri diretti a soddisfare particolari finalità contingenti o continuative dello Stato specificate nelle leggi medesime”.
Un pieno favore, dunque, all’ottenimento di quelle somme sottratte alla Sicilia, ma il presidente Crocetta, 10 mesi fa, ha firmato un accordo con Roma: “La Regione si impegna a ritirare, entro il 30 giugno 2014, tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relativi alle impugnative di leggi o di atti conseguenziali in materia di finanza pubblica, promossi prima del presente accordo, o, comunque, a rinunciare per gli anni 2014-2017 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziare che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento”.
Tanto altro bolliva ancora in pentola in materia di ricorsi, tanto da maturare un potenziale credito con Roma di circa 4 miliardi di euro. Crocetta ha spento il gas.
Patrizia Vita
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