Si avvicinano le elezioni amministrative, ma i candidati iniziano a scaldare i motori anche per le regionali, che si terranno in Sicilia nell’autunno del 2022. Tra di loro, l’aspirante deputato ARS Salvatore Merlino, responsabile provinciale infrastrutture, trasporti e isole Eolie della nuova Democrazia Cristiana, che propone per la città di Messina un Cultural Village all’ex Fiera: «Si può creare in tempi brevi una metamorfosi, passando così da area “spenta” a vitale davanti ad un meraviglioso waterfront».
Obiettivo della proposta, spiega il candidato, è quello di creare uno spazio che possa contribuire a rilanciare turismo, innovazione culturale e creare al contempo posti di lavoro. Le risorse andrebbero individuate all’interno dei fondi previsti per la Cultura e la sostenibilità in Sicilia. L’idea, chiarisce Merlino, è quella di «Un Centro culturale che sia allo stesso tempo accessibile ed esigente, generoso e tagliente, caldo e radicale, poetico e trasgressivo, un territorio di apprendimento di esperienze emozioni e vita; un “non luogo” diverso da quanto fatto fino ad ora nei tradizionali spazi espositivi, da cui far scaturire un nuovo modo di fruire l’arte con tutti i sensi».
Per il candidato DC messinese all’Assemblea Regionale Siciliana occorre «rilanciare cultura, arte, auto imprenditorialità e turismo, unendo valori e simboli del brand Messina. Sbagliato – sottolinea – focalizzarsi su grandi cantieri e progetti internazionali, si deve ragionare su idee diverse, ma attuabili ed interconnesse provenienti da più anime della città, e con la collaborazione di istituzioni e privati rendere di nuovo subito fruibile questa parte del territorio e restituirlo ai cittadini. Tutto questo senza realizzare grandi infrastrutture, ma recuperando il possibile dei padiglioni vincolati e, per altri, nel caso abbatterli se non sono più recuperabili. Si deve coraggiosamente stravolgere questi spazi, rendendoli fruibili e sfruttando il water front, oggi negato da un modello di architettura assolutamente desueto».
«È necessario – prosegue Merlino – creare una realtà che faccia vivere ai cittadini e turisti l’esperienza dell’arte in divenire, in tutte le sue forme. Il progetto dovrebbe essere scandito da mostre tematiche e monografiche, interventi su larga scala esplorando tutte le aree dell’espressione artistica – dalla performance all’artigianato artistico, alla moda, ad uno spazio relativo all’arte del movimento, del suono, dei video, dei cartoon e della parola. Questi spazi potrebbero essere realizzati in pochi padiglioni nuovi creando percorsi di interconnessione, sfruttando la tecnica ologrammi 3D, le nuove tecnologie, rigenerando così spazi abbandonati da anni. Fondamentale sarebbe realizzare anche un grande laboratorio di creazione, seguito da grandi maestri, che possa contribuire attraverso la progettazione, ogni anno, alla creazione di diverse mostre nella nostra città e in occasione dei maggiori incontri d’arte internazionali».
«Naturalmente – aggiunge l’esponente della nuova DC – si dovranno prevedere tutto intorno anche spazi espositivi all’aperto, servizi, bar e ristoranti, negozi per shopping ispirati al mondo dell’arte. Il progetto potrebbe autofinanziarsi attraverso la vendita di biglietti ai tanti turisti che potrebbero visitare Il Cultural Village, e attraverso un modello che si dovrebbe basare su un finanziamento misto pubblico/privato, che consenta di generare ogni anno più della metà del budget operativo; in particolare si dovrebbero trovare fondi grazie alla sponsorizzazione aziendale e ad una Fondazione di supporto, agli eventi organizzati dai marchi e alle sfilate della settimana della moda, e da diverse concessioni (una libreria, diversi ristoranti e un club culturale etc…)».
«Potrà diventare – conclude Salvatore Merlino – un villaggio culturale influente del mondo contemporaneo e uno dei progetti più effervescenti per il ripensamento e la rinascita di cittadella fieristica. Un villaggio cosmopolita in cui non potrà mancare una grande vita notturna e dove sarà possibile investire anche in progetti di auto imprenditorialità per i giovani».
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