Sin dal 25 giugno scorso il cammino dell’Amministrazione capitanata dal sindaco di Messina Cateno De Luca è stato scandito da cifre, date e scadenze che ne hanno segnato i ritmi, gli obiettivi, le tappe. Oggi, a quattro mesi dall’inizio del mandato è possibile, attraverso tutti questi elementi, fare il punto su ciò che è stato fatto e su ciò che deve – o dovrebbe – avvenire nelle prossime settimane.
Partendo dall’inizio, la prima scadenza che salta agli occhi è stata certamente la più dirompente e ha segnato, da un lato, i rapporti con il Consiglio Comunale, e dall’altro, i tempi di lavoro dell’intera macchina amministrativa. Che il primo cittadino avesse l’intenzione di imporre alla propria legislatura un ritmo serrato, è stato subito chiaro, il fitto calendario pubblicato giornalmente sulla sua pagina Facebook ufficiale ne è la prova; così come lo sono i continui aggiornamenti corredati da foto e spesso da video. Ma il momento che sembra aver segnato un po’ una svolta è stato indubbiamente il tour de force per l’istituzione dell’Agenzia per il risanamento (A.ris.me), cui è seguita una concitata maratona che ha portato – in pochi giorni – all’approvazione del nuovo Regolamento del Consiglio Comunale.
In entrambi i casi il sindaco Cateno De Luca ha – apparentemente – messo nelle mani del Civico Consesso la propria carica politica. Vale a dire che ha “agitato lo spettro delle dimissioni”. In un primo tempo, infatti, aveva dichiarato che sarebbe stato pronto ad abbandonare la poltrona di Palazzo Zanca nel caso in cui il Consiglio non avesse dato il proprio lascia passare alla creazione dell’Agenzia per il risanamento, poi votata all’unanimità.
Successivamente, dopo un’infruttuosa seduta in Aula il Sindaco di Messina ha nuovamente legato la propria residenza al Municipio all’azione del Consiglio Comunale: se quest’ultimo non avesse approvato il nuovo Regolamento, le sue dimissioni – annunciate il 28 settembre con un documento siglato e condiviso su Facebook – sarebbero state definitive dall’8 ottobre. Ma, così com’è avvenuto con l’A.ris.me, il Consiglio il 3 ottobre ha approvato con alcuni accorgimenti la delibera di modifica del Regolamento presentata dal gruppo Libera Me in risposta a quella proposta da De Luca, e la sua immediata esecutività. Dimissioni rinviate.
Neanche il tempo di prendere un caffè e già si parlava del Salva Messina. È stata questa la tappa successiva, un documento fatto di scelte “drammatiche” per scongiurare il dissesto finanziario di Palazzo Zanca, reso pubblico l’8 ottobre dopo 12 ore di discussione tra gli organi amministrativi e i vertici delle società partecipate. Le linee guida della manovra sono state approvate il 15 ottobre dal Consiglio Comunale, ma con una maggioranza già più risicata. Se sul Regolamento e sul risanamento c’era stata l’unanimità, in questo caso il Movimento 5 Stelle si è opposto fermamente e ha votato “No”.
Ma il documento votato il 15 ottobre era, in sostanza, una dichiarazione di intenti, delle linee guida poi ridefinite e corrette con la concertazione – o meglio, negoziazione – dei sindacati. Dopo ulteriori maratone, il Salva Messina ha cambiato volto, non più “lacrime e sangue”, ma un programma più moderato, meno “drammatico”. L’esame dei sindacati è stato superato, pur con l’opposizione di Cgil e Uil.
Ora, come da calendario, le delibere del Salva Messina – che inizialmente erano 50 ma sono state ridotte a 31 – devono essere sottoposte al Consiglio Comunale che, secondo quanto disposto dal sindaco De Luca, le dovrà approvare entro il 23 novembre per arrivare poi a discutere la rimodulazione del piano di riequilibrio (documento che gli enti locali – come i comuni o le città metropolitane –caratterizzati da “squilibri strutturali del bilancio in grado di provocare il dissesto finanziario” devono elaborare).
Siamo quindi arrivati a oggi, a quella che si prospetta come una nuova maratona che vedrà protagonisti il Consiglio Comunale e l’Amministrazione per tutta la prossima settimana. Ma, in tutto questo, altre scadenze, altre date, altri obiettivi incombono sulla città dello Stretto.
Intanto, il risanamento. Lo scorso 31 ottobre avrebbe dovuto segnare lo sgombero totale delle baracche ricadenti sul territorio comunale. Si sta procedendo con l’assegnazione degli alloggi alle famiglie coinvolte, ma per il momento non sembra che le strutture siano state svuotate del tutto. Cosa che potrebbe posticipare anche la demolizione delle baraccopoli prevista da programma per il 31 dicembre 2018.
Il 30 novembre, invece, è la data fissata per la risoluzione dell’emergenza rifiuti attualmente in corso, causata dalla carenza di mezzi a disposizione della società di raccolta, MessinaServizi Bene Comune. Al momento, la situazione continua a presentarsi complessa e molte strade e marciapiedi della città risultano tutt’oggi ricoperti di rifiuti. All’orizzonte, inoltre, c’è l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata – limite minimo previsto dalla normativa – da raggiungere entro luglio 2019.
Infine, una scadenza che con molta probabilità non verrà rispettata, ma per volontà del Sindaco stesso che ha deciso di fare un passo indietro. Si sta parlando dello smantellamento del tram, previsto per giugno 2019. La Giunta comunale, infatti, sta vagliando una strada alternativa che potrebbe prevedere non un’eliminazione del servizio, ma una sua revisione, una modifica del percorso e un adeguamento tecnologico.
Insomma, sono stati quattro mesi concitati e intesi, che si chiuderanno con un ulteriore tour de force. Le 31 delibere del Salva Messina dovranno essere votate nei prossimi giorni e il Consiglio Comunale avrà presumibilmente solo una settimana per esaminare, proporre modifiche e, infine, dire “Sì” o “No” al pacchetto di provvedimenti.
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