Si scaldano i motori delle primarie del centrosinistra in vista delle elezioni regionali 2022 in Sicilia: i candidati del campo largo progressista, Caterina Chinnici (Pd), Claudio Fava (Cento Passi) e Barbara Floridia (M5S) a Messina per discutere di sviluppo, lavoro ed economia. Immancabile all’ombra degli alberi di piazza Cairoli, il tema del Ponte sullo Stretto. Su questo sono tutti d’accordo: «Prima occorre pensare alle infrastrutture». Ma cosa serve all’Isola per rinascere?
Quarto confronto pubblico tra gli aspiranti candidati alla presidenza della Regione Siciliana tra i quali i cittadini potranno scegliere alle ormai prossime primarie di sabato 23 luglio. A moderare l’incontro, svoltosi ieri pomeriggio a piazza Cairoli, il giornalista della Gazzetta del Sud, Sebastiano Caspanello. Tra gli argomenti del dibattito, il lavoro, i giovani, i fondi del PNRR, le infrastrutture, il reddito di cittadinanza e, naturalmente, il Ponte sullo Stretto. Vediamo cosa hanno risposto Caterina Chinnici (Pd), Claudio Fava (Cento Passi) e Barbara Floridia (M5S) e qual è la loro visione per lo sviluppo della Sicilia.
Sviluppo, economia e lavoro
Primo tema all’ordine del giorno, quello che ha dato il “titolo” all’incontro. Cinque minuti a testa per rispondere, ecco una sintesi delle risposte dei tre candidati.
Per la pentastellata Barbara Floridia bisogna innanzitutto puntare su alcune misure già esistenti, consentirne l’attuazione e implementarle: «Quando si parla di sviluppo, lavoro, economia si può parlare in generale di prospettive, dati, che sono carenti e sfiduciano un po’ la Sicilia – ha esordito. Vi parlo di un’idea chiara: il Superbonus 110%. Con questo abbiamo dato vita a 600mila posti di lavoro in più, a nuove aziende e a un risparmio significativo. Quando governi una regione devi avere non solo la contezza del problema, ma anche un’idea della soluzione. Di più soluzioni». Poi, chiaramente, la candidata si è focalizzata sulla misura simbolo del Movimento 5 Stelle: «Il Reddito di cittadinanza – ha aggiunto – ha salvato dalla povertà 1 milione di persone. Fino a qualche anno fa i centri per l’impiego non avevano neanche la pec. Non avevano personale. Bisogna spendere, investire bene le risorse già stanziate per far partire la macchina dei centri per l’impiego, l’occupazione per i neet (giovani che non studiano e non lavorano, ndr). Dobbiamo puntare sui green jobs, i lavori digitali. Bisogna mettere risorse per le startup, cosa di cui non parla nessuno. Ci sono tante possibilità di sviluppo per la Sicilia».
L’eurodeputata del Partito Democratico, Caterina Chinnici, si è concentrata in particolare sui giovani: «Il lavoro è fondamento di dignità e sicurezza per il futuro – ha detto. È fondamentale portare lavoro nella nostra terra. Rispetto ad altre Regioni siamo in una condizione di maggiore fragilità e precarietà. Abbiamo lavoro nero, caporalato – anche se in misura minore rispetto ad altri territori – e lavoro minorile. Occorre arrivare delle politiche volte a favorire il lavoro. Il segretario del Pd, Enrico Letta ha detto che lavoro e impresa sono fondamenta della stessa casa. Servono politiche attive per entrambe. Mi riferisco in particolare alle piccole imprese, alle startup delle donne. Si deve partire dalla formazione, rivolta ai giovani ma mirata al lavoro. Attenzione all’alternanza scuola/lavoro e all’apprendistato. È fondamentale per dare sicurezza. Il dato dei neet è preoccupante nel nostro Paese. Lavoro con i giovani e per i giovani da sempre. In ambito europeo abbiamo attivato la garanzia giovani».
Più critico, specialmente nei confronti del governo regionale (ma non solo), l’intervento del parlamentare ARS Claudio Fava: «Non vorrei si confondessero le politiche di welfare con quelle di sviluppo – ha detto. La Sicilia che riceviamo in eredità da questo Governo ha il più alto tasso di lavoro nero, e il più basso PIL individuale. Ma è anche la Regione più giovane, che ha più startup e che ha il più grande patrimonio culturale. Non abbiamo un piano industriale in Sicilia. Abbiamo i centri per l’impiego che non funzionano. Abbiamo questo grande serbatoio di navigator, ma che vengono usati solo per compiti burocratici. Dovremmo creare un ambiente attrattivo. Cosa vuol dire? Intanto che dovrebbero partite le Zes, rimaste sulla carta. Le startup sono belle, ma hanno bisogno di una Regione che investa, che stia accanto a loro e le aiuti ad accedere a interventi. Dobbiamo conservare il lavoro. Stiamo rischiando di perdere 9mila posti di lavoro a Priolo, che deve essere dichiarata zona di crisi complessa. Abbiamo il più alto tasso di lavoro nero d’Italia. Abbiamo lavoro grigio, per cui si viene pagati per tre ore e se ne fatto 12, e che è grave e umiliante. Abbiamo il bonus 110% ma un’inchiesta ci ha mostrato che in una buona percentuale dei cantieri usa lavoro irregolare. Dobbiamo capire quali sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere».
I fondi del PNRR, si rischia di sprecare un’occasione?
Secondo punto all’ordine del giorno, stavolta a rispondere per prima è Caterina Chinnici, poi Claudio Fava e infine Barbara Floridia. Il tema? Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e l’importanza di saper sfruttare al meglio le risorse a disposizione della Sicilia. Stavolta i minuti a disposizione di ciascun candidato sono 3.
Per Caterina Chinnici sarebbe grave non riuscire a usare i finanziamenti: «Qual è il problema? – si chiede. Qual è il motivo per cui non riusciamo a usare i fondi? Si tratta di finanziamenti che riguardano infrastrutture, agricoltura, lavoro. Dobbiamo per prima cosa capire perché non sappiamo sfruttare le risorse. Ci vediamo rigettati i progetti. Dimentichiamo che i bandi sono fatti per 27 paesi (quindi hanno regole diverse da quelle cui siamo abituati). Ci serve una pubblica amministrazione che sia celere, impermeabile alla corruzione, trasparente».
Secondo Claudio Fava, le ragioni per cui c’è preoccupazione nell’ambito dei fondi del PNRR sono tre: «La prima – spiega – è che il governo ha voglia di spendere più che di spendere bene. La seconda cosa è un problema di progettazione, la Regione Siciliana ha firmato un accordo capestro con Roma e si è impegnata a non assumere dirigenti fino alla fine degli anni ‘20. Questa rotta va invertita per riuscire a costruire questi progetti. La terza ragione è che molti progetti vengono presentati dalle aziende, che vanno guidate, cui va dato il know how. Siamo indietro nella nostra capacità di essere competitivi con il fotovoltaico, per esempio».
Per Barbara Floridia, per poter parlare dell’utilizzo delle risorse del PNRR occorre prima concentrarsi sul bilancio: «Una regione incapace di approvare per tempo il proprio bilancio, è incapace di progettare – sottolinea. Bisogna avere una visione. Al Ministero ho avuto la possibilità di contribuire alla stesura del PNRR. Abbiamo mandato risorse ingenti alla Sicilia per gli asili nido, ma abbiamo dovuto rimettere a bando due volte perché la Regione non era in grado di ottenerle. C’è stata una sproporzione nella divisione delle risorse tra le città siciliane, in favore di Catania. Che sviluppo ci può essere se non è ben ponderato, ben suddiviso?».
Il Ponte sullo Stretto? «Prima si pensi alle infrastrutture»
Terzo argomento sul piatto, l’immancabile Ponte sullo Stretto di Messina che si trascina dietro una questione forse ancora più grande, quella del deficit di infrastrutture in Sicilia, di una continuità territoriale ancora negata.
Secondo Claudio Fava, la questione andrebbe posta prima ai messinesi: «Voglio sapere cosa ne pensano i messinesi del Ponte – ha detto. Non c’è stato mai un tentativo di coinvolgere le imprese e gli abitanti di questa città. Poi c’è un problema di sostenibilità economica. Abbiamo la ferrovia più antiquata d’Europa. Qual è quindi la priorità? Il minimo della decenza sarebbe la ferrovia elettrificata».
Anche per Barbara Floridia il problema infrastrutturale e di viabilità è prioritario: «Io abito a Venetico – ha spiegato. Per arrivare a Messina ci stavo pochissimo anche con l’autobus. Adesso ci sto un’ora. Non ci può essere una scelta da prendere davvero sul Ponte se prima io non posso arrivare a Messina a un orario normale, se prima non vedo i miei colleghi della provincia che lavorano a Messina fare lo stesso. Non si può fare in un’ora una strada che normalmente si fa in 15 minuti. Abbiamo messo 500 milioni attraversamento dinamico. Possiamo partire da questo? Finiamo lo studio di fattibilità iniziato col Conte 2 e continuato col governo Draghi. Poi ne parliamo, e ne parliamo con i messinesi».
Per Caterina Chinnici, infine, non è possibile dare una risposta secca alla domanda: Ponte, sì o no? «Dovrebbe essere – ha affermato l’eurodeputata – una struttura volta a colmare i disagi dell’insularità. Io vivo a Caltanissetta, per andare a Bruxelles parto da Catania o da Palermo. Le autostrade sono un continuo cantiere. C’e il tema delle infrastrutture, delle ferrovie. Prima di dire “ponte sì o no” c’è il “valutiamo”. Valutiamo in termini tecnici, di impatto ambientale, economico – stiamo ancora pagando il progetto di un ponte che non si è mai fatto – di tempi. Prima occorre pensare alle infrastrutture interne alla nostra regione».
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