Un coro unanime di dissenso, all’annunciata proposta del ministero della Giustizia di revisione delle piante organiche dei tribunale, in attuazione del D. Lgs. N. 155/12, che vedrebbe Messina pesantemente penalizzata con il taglio di cinque magistrati, è emerso stamani dal Consiglio comunale di Messina, nel corso di una seduta straordinaria che si è tenuta a palazzo Zanca. Alla seduta aperta hanno partecipato il Commissario Straordinario del Comune, Luigi Croce; il primo Presidente della Corte d’Appello, Nicolò Fazio; il presidente della sezione lavoro della Corte d’Appello, Alfonsa Tullia Rizzo; l’on. Vincenzo Garofalo e l’on. Marcello Greco, rispettivamente deputati nazionale e regionale; il Presidente dell’Ordine degli Avvocati, Francesco Celona; il segretario provinciale della Uil, Costantino Amato, e l’avv. Francesco Marullo di Condojanni, presidente dell’Unione degli Ordini Forensi della Sicilia. Il presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Previti, aprendo la seduta, ha posto l’accento sulla proposta penalizzante del Ministero Giustizia ed ha confermato che il Consiglio, con un ordine del giorno che sarà votato nella seduta di domani, indirizzerà al Ministero ed al Consiglio superiore della Magistratura un forte invito per ritornare sulla decisione – giudicata da Previti come una “omissione di soccorso” verso un territorio ed una popolazione che “non può vedere parametrare l’organico giudiziario attraverso dati statistici”. Il commissario Croce ha espresso il plauso per l’iniziativa del Consiglio comunale ribadendo la funzione della giustizia sul territorio, sulla sua economia, sui rapporti sociali e sul futuro di una città. E’ un segnale che lo Stato deve dare alla comunità messinese per non appesantirne ulteriormente le condizione socio economiche. Il commissario Croce, in questo quadro di attenzione ai problemi della giustizia, ha poi invitato l’Aula a definire al più presto le procedure per l’immobile da destinare a secondo palazzo di Giustizia. L’estrema gravità della sproporzione tra organici e carichi di lavoro – è stata poi sottolineata dal presidente Fazio – che ha ribadito che, nonostante la elevata produttività ed il costante impegno di tutti i magistrati, il provvedimento ventilato porterà a non dare una adeguata risposta alla domanda di giustizia dei cittadini. In particolare si mina l’efficienza della giustizia perché il processo giusto si fa in tempi ragionevoli con uomini che a Messina non sono in numero sufficiente per fare fronte ad un sovraccarico dovuto anche alle pendenze che si accumulano. Pericolo anche condiviso dalla dott.ssa Rizzo nell’evidenziare il carico di lavoro della sezione lavoro della Corte d’Appello, che al 31 dicembre registra 5431 giudizi pendenti, con un aumento del 20 per cento rispetto al 2011. Con la nuova pianta organica, il Tribunale di Messina rischia di andare al collasso. Da oltre trent’anni si chiede la revisione delle piante organiche, perché nel distretto ci vorrebbero più magistrati. La riduzione di quattro magistrati comporterebbe gravissime ricadute sul funzionamento del Tribunale di Messina, le cui condizioni sono state segnalate al Ministero ed al Csm evidenziando che si opera in una situazione emergenziale, in condizioni di lavoro non sorrette da strutture e mezzi sufficienti, in una realtà sociale condizionata dalla criminalità organizzata. L’on. Garofalo ha ricordato che nell’ambito di una crisi persistente del settore della giustizia, la politica di revisione della geografia giudiziaria, risulta in evidente controtendenza, rispetto ad una prevalente esigenza di migliorarne il sistema ed alla necessità di una riorganizzazione più organica e razionale, nonché di potenziare le risorse umane e materiali in determinati distretti giudiziari afflitti da croniche difficoltà di funzionamento e di squilibri nella distribuzione dei flussi di lavoro. La sezione distrettuale dell’Anm di Messina – ha ricordato Garofalo – ha rilevato che presso il tribunale pendono attualmente oltre 22 mila cause civili ed ogni anno ne sono iscritte oltre 9 mila; il carico medio del ruolo civile ordinario di ciascuno dei magistrati del medesimo organo giudiziario (che conta su un organico, mai interamente coperto negli ultimi otto anni, di 42 magistrati di cui solo 14 addetti alla materia civile) è calcolato pari a 1.500 cause, ovvero superiore al numero dei procedimenti civili complessivamente registrati dinanzi a molti dei tribunali da sopprimere, a cui vanno aggiunti quelli di volontaria giurisdizione, la materia tutelare, le procedure esecutive mobiliari ed immobiliari, i decreti ingiuntivi, le convalide di sfratto, le separazioni ed i divorzi non contenziosi. Appare indifferibile prevedere quindi interventi in grado di rivedere l’intera pianta organica degli uffici giudiziari della città di Messina e della provincia, attraverso un potenziamento ed una migliore ridistribuzione delle risorse umane e materiali in grado di fronteggiare l’evidente crisi sistemica in cui si trova l’intero apparato giudiziario, come segnalato dagli organismi giuridici, nonché dalle associazioni imprenditoriali di Messina. Un monito quindi a rivedere la bozza legislativa che ha condiviso anche l’on. Greco che ha ricordato che per valutare i carichi di lavoro dell’ufficio oltre a considerare la popolazione e la sopravvenienze, si dovevano analizzare anche le pendenze. Per quel che riguarda la popolazione poi, non si può valutare solo il numero di residenti, ma si deve tener presente anche il contesto socio economico del territorio ed un invito in questo senso sarà rivolto anche al Governatore Crocetta perché sia un contributo concreto per la legalità. Il presidente dell’Ordine degli avvocati, Celona ha poi richiesto maggiore attenzione per Messina; “nel nostro distretto – egli ha detto – la situazione della giustizia è più che disperata. Razionalizzare, portare a maggiore produttività ed efficienza l’esistente, contenere i costi, non significa negare Giustizia, non significa abbandonare il territorio, significa tenere conto delle esigenze di tutti in ugual misura. Non c’è Giustizia se la stessa non è radicata nel territorio. La proposta ministeriale di depauperare il distretto di Messina e la Regione Siciliana di preziose risorse umane – ha detto Celona – quando è urgente il bisogno di rivedere le piante organiche nel senso del loro incremento, è un attacco frontale alla giustizia, in un territorio di frontiera che ha già pagato un prezzo altissimo alla presenza non troppo decisa dello Stato. Si impone quindi l’avvio di azioni di contrasto, nelle sedi istituzionali, ha evidenziato a sua volta l’avv. Marullo, per ripensare ad una riforma della geografia giudiziaria che, risponda a criteri di ragionevolezza e di efficienza. Sulla stessa linea anche l’intervento del sindacalista Amato e dell’esperto del Comune, avv. Antonino Dalmazio. Quindi il dibattito d’Aula con l’intervento dei consiglieri comunali, Calabrò, Gennaro, Melazzo e Ruello, che nel preannunciare l’esame dell’ordine del giorno che domani sarà votato, hanno evidenziato come la riduzione preannunciata comporterebbe inevitabilmente gravissime ricadute sul funzionamento degli Uffici del Tribunale di Messina, le cui condizioni sono state più volte segnalate al Ministero e al CSM che, con delibera del 13 giugno 2012, aveva sottolineato che il Tribunale opera “in una situazione emergenziale, in condizioni di lavoro non sorrette da strutture e mezzi sufficienti, in una realtà sociale fortemente condizionata dalla criminalità organizzata”. Impegno dell’aula comunque è quello di affrontare le questioni strutturali della giustizia che hanno condiviso tutti gli intervenuti.
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