«Il Piano di Riequilibrio è uno dei pochi provvedimenti di Giunta approvato dal Consiglio a larga maggioranza: c’è da chiedersi se l’occasionale consenso trasversale dipenda esclusivamente dalla bontà della soluzione adottata o se le scelte del Consiglio siano influenzate dalla volontà di “navigare a vista” evitando di scoperchiare quel vaso di Pandora colmo di responsabilità di ex amministratori e dirigenti comunali che la dichiarazione del dissesto avrebbe frantumato».
Secondo la portavoce all’Ars del M5s, Valentina Zafarana, «le perplessità espresse in merito al PdR dai consiglieri Nina Lo Presti e Gino Sturniolo sono certamente condivisibili così come le rimostranze espresse dai consigli circoscrizionali: il problema risiede nell’approccio metodologico che ha portato alla decisione, scarsamente partecipato e quindi calato dell’alto in evidente contrapposizione con i propositi elettorali della Giunta».
Il portavoce alla Camera dei Deputati, Francesco D’Uva, richiama l’articolo 33 dello Statuto Comunale e dice: «Se le tipologie di referendum previste dallo Statuto Comunale che prevedono un’iniziativa istituzionale, data la sostanziale concordanza fra Giunta e Consiglio e la natura della materia in discussione, non sono applicabili al caso in questione, è pur vero che l’articolo 33 del testo prevede la consultazione popolare in merito ai provvedimenti di particolare rilievo per la comunità».
«Un dibattito informativo con le caratteristiche della consultazione disciplinata all’art. 33 Stat. avrebbe consentito alla popolazione di confrontarsi con le istituzioni e allo stesso tempo di organizzarsi — sostiene D’Uva — allo scopo di utilizzare gli strumenti di democrazia diretta che sono posti a disposizione dei cittadini, condizione imprescindibile in qualsiasi pacifica rivoluzione dal basso».
Zafarana e D’Uva sostengono che «sembra mancare a quest’ Amministrazione il coraggio di dare piena attuazione alla rivoluzione culturale che vuole i cittadini protagonisti diretti del destino degli enti locali». E se definiscono lodevole l’iniziativa del sindaco Renato Accorinti di trasmettere alla Procura gli atti relativi alla finanza derivata e alle numerose anomalie di MessinAmbiente, «l’indulgenza — concludono — di questo velo steso a coprire le storture del sistema più che evitare di uccidere “la libertà di un ente” sembra teso ad evitare svolte traumatiche per una classe dirigente che, lungi dall’essere “rottamata” con buona pace degli altisonanti proclami di marca renziana, rimane intoccabile».
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