Si è spenta definitivamente la speranza di riuscire a salvare il presidio di primo soccorso dell’ospedale Piemonte dall’imminente chiusura.
L’annuncio è arrivato questa mattina nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte: Marcello Minasi, presidente del “Comitato Salviamo l’ospedale Piemonte”, Silvano Arbuse, esponente del Comitato, Giuseppe Calapai, segretario provinciale Uil, Mario Macrì, di Uil Medici, Renato Coletta, consigliere della quarta Circoscrizione e rappresentante dell’associazione “La città futura”, e Maria Rossitto dell’associazione “Stai con Noi”.
“E’ giunto il momento di fare chiarezza e di informare correttamente la cittadinanza sulla vicenda Piemonte – esordisce Minasi – perché, con la chiusura del reparto di chirurgia generale, il Pronto Soccorso è di fatto già smantellato. Troppe, in queste settimane, sono state le voci che hanno dato false aspettative in merito alla sopravvivenza del presidio di primo soccorso. Una scelta le cui ripercussioni – ammonisce il presidente del Comitato Salviamo il Piemonte – ricadranno sulla testa di milioni di cittadini: un atto gravissimo che non tiene in alcun conto del diritto alla salute”.
“Hanno cercato di convincerci che la chiusura del Piemonte non avrebbe cambiato le cose – prosegue Minasi – perché la cittadinanza avrebbe sempre potuto contare sugli altri presidi ospedalieri. Messina quindi pronta a sacrificarsi e a fare un passo indietro; nessuno però si sognerebbe di pensare di operare un taglio simile nella vicina Catania dove sono sette i presidi ospedalieri”.
Soccorsi negati di fronte ai quali, ammonisce Silvano Arbuse, esponente di spicco del Comitato, qualcuno dovrà rispondere:“Si è deciso di tagliare indistintamente posti letto e personale specialistico a cominciare dal reparto di chirurgia generale – spiega Arbuse – senza il quale non esiste e non può esistere un postazione di primo soccorso. Il Piemonte, fondamentale nel piano di Protezione Civile, negli anni ha garantito 32mila accessi in regime di emergenza: la volontà di mettere la parola fine alla sua esistenza è, a mio avviso, un segnale inquietante”.
“Il Piemonte cesserà di esistere e, dall’accorpamento con l’istituto Neurolesi, non sopravviverà nulla dello storico ospedale cittadino: neppure il nome. Un regalo alla città della giunta Crocetta”.
E sulle colpe della politica locale e regionale si sofferma Giuseppe Calapai segretario provinciale Uil Messina: “Avevamo chiesto di garantire la sopravvivenza del Pronto Soccorso e delle cinque specializzazioni ad esso collegate – spiega – era stato presentato un protocollo in sede regionale che avrebbe garantito 78 posti letto, scelta che Comitato aveva condiviso, poi però, si è deciso di fare tutt’altro. Abbiamo cercato di interloquire con i nostri parlamentari all’Ars, in particolare con Picciotto e Formica, per cercare di comprendere cosa fosse cambiato; la risposta però è stata laconica: << Ci siamo intesi male>>. Bene – apostrofa il segretario Uil – lo spieghino alla gente, non a parole, ma con atti amministrativi alla mano”.
Il Comitato, domani in piazza, non si arrende e chiede un’interlocuzione diretta con il presidente della Commissione sanità Di Giacomo e con l’assessore Lucia Borsellino:“Il decreto Balduzzi ha prorogato i tempi degli accorpamenti delle unità ospedaliere facendoli slittare al 2017, su Messina invece – apostrofa Calapai – si accelera. Perché”?
“La nostra è una lotta contro il tempo, ma possiamo ancora batterci – incalza il segretario Uil – il provvedimento non è ancora legge: abbiamo bisogno di tutti, abbiamo bisogno che la gente scenda in piazza per difendere il nostro diritto alla salute”.
Accuse alla politica locale anche nelle parole di Renato Coletta, consigliere della quarta Circoscrizione: “Siamo stati testimoni di mistificazioni inammissibili, di verità taciute. Ci hanno insegnato che la tempestività dei soccorsi è fondamentale, che il diritto alla salute è uno dei cardini della nostra democrazia: un diritto che sta però per esserci scippato. Domani, durante la manifestazione per salvare l’ospedale Piemonte – denuncia – al fianco del Comitato ci saranno i sindaci di Villafranca e di Rometta. Silenzio invece da palazzo Zanca, dal sindaco di Messina nessuna risposta”.
Accorato è dunque l’appello alla cittadinanza da parte del Comitato; Minasi però avverte: “Andremo fino in fondo. Valuteremo se nella gestione della vicenda Piemonte vi sono ipotesi di reato”.
Intanto, per i messinesi che vogliono rendersi attivi nel salvare un pezzo storico della Sanità cittadina, l’appuntamento è domani alle 16 davanti al Piemonte.
Emma De Maria
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