Passato e futuro della via del Mare secondo Isgrò

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Lettera aperta di Pippo Isgrò, ex assessore comunale alle Finanze e Sviluppo Economico sin dall’inizio degli anni ’90 e poi Assessore alle Politiche del Mare, Protezione Civile e Manutenzioni, sulla via del Mare.

Dalle origini alla possibile realizzazione ne parla in una lunga nota:

“Secondo le informazioni che mi sono pervenute da alcuni addetti ai lavori, la  “ Via del Mare,” progettata dall’Ing. Antonio Rizzo quasi 20 anni fa, con gli opportuni e necessari adeguamenti eseguiti dal progettista, oggi è quasi in dirittura d’arrivo !

– Il progetto è stato validato dal R.U.P. Ing. Domenico Manna, Dirigente  del Comune di Messina

– La Regione ha ricevuto tutti gli incartamenti  necessari per formalizzare il decreto di finanziamento

– L’ing. Antonio Rizzo progettista dell’opera, ha stilato il cronoprogramma delle azioni  tecnico amministrative.

L’Ureca è stata già informata per la predisposizione del Bando Europeo.

La nuova arteria ad onor del vero, ha preso corpo, almeno dal punto di vista mediatico. Tutti hanno contezza del tracciato che si snoderà dalla Via Santa Cecilia,  attraversando l’area delle Ferrovie dello Stato, conosciuta dai più come “La Piccola Velocità,”disegnando una rotatoria nell’area del “Mercatino delle Pulci” e, dopo una serie di gincane tra Vale Europa, Via Salandra e Maregrosso, si immetterà in  Via Acireale  e si innesterà finalmente, nella  bretella di Viale Gazzi.  Quindi, dopo tutte queste peripezie, 18 anni di discussioni, 24 mesi di lavori, (salvo complicazioni)  e 27 milioni di euro spesi dai contribuenti, per un opera di 3800 metri, dal costo ( tutto compreso)   di 71.052 euro  al metro,tutti saremo felici e contenti perchè il problema dell’attraversamento dei Tir in città, sarà risolto definitivamente.

Secondo il mio parere però, non sarà così! Dico questo,da ex docente di Teoria e Tecnica dei Trasporti Marittimi negli Istituti Nautici ma anche, da ex pubblico amministratore, essendo stato Consigliere Comunale e Assessore alle Finanze e Sviluppo Economico sin dall’inizio degli anni 90 e poi Assessore alle Politiche del Mare, Protezione Civile e Manutenzioni nel recente passato e ho sempre seguito e seguo, la vita politico- amministrativa, di Messina. Credo quindi, di poter fare delle valutazioni, in merito alle questioni su esposte. Ma andiamo con ordine. Era il 1992, quando la Giunta di cui io facevo parte come Assessore  e successivamente il Consiglio Comunale, approvò il progetto per la costruzione di un Porto ( e non di un approdo ! ) nella zona sud della città. Ricordo, tra i tanti valenti progettisti, il compianto arch Cutrufelli, l’arch, Orlando e altri validi professionisti. Pochi mesi dopo scoppiò tangentopoli anche a Messina, con avvisi di garanzia e arresti e infine, con le dimissioni del Sindaco del tempo, dr Mario Bonsignore. Crollò così la vecchia nomenclatura della politica Messinese e scomparvero tutti i partiti del Vecchio Centro Sinistra. Il nuovo, avanzò a furor di popolo e diventò Sindaco, il Magistrato Franco Provvidenti e si sperò,che potessero cambiare le cose, che dovevano essere cambiate…………(mutatis-mutandis).  Bisogna però arrivare agli anni 1999/2000, col Sindaco Salvatore Leonardi, per riparlare di una nuova portualità a Sud quando, a  causa purtroppo, di numerosi  incidenti stradali e, sotto la spinta della Piazza, arrabbiata per i morti sul  Viale Boccetta,in via La Farina e sulla Cortina del Porto, causati dai Tir, l’Amministrazione attiva, guidata dal dr Salvatore Leonardi, decise di abbandonare il vecchio progetto per la costruzione di un vero porto, che sarebbe costato 300 miliardi, e si riprogettò invece, con il supporto del Genio Civile Opere Marittime,un approdo di emergenza dal costo di 40 miliardi. Il suddetto approdo  fu validato dall’ Ing Aurelio Misiti,  al tempo responsabile, su indicazione del  Ministero delle Infrastrutture  per il controllo delle grandi opere pubbliche.  In quel periodo il Prefetto, sua eccellenza  Josè Marino, aveva ottenuto dal governo i Poteri Speciali e così sotto il suo controllo, fu costruita l’opera, con le procedure dell’appalto concorso. La ditta aggiudicataria fu La Tecnis di Catania, mentre gli aspetti tecnico – esecutivi, furono eseguiti dagli ingegneri Cesare Fulci e Giuseppe Amedeo Malandrino per conto dell’impresa. Oggi, il manufatto  è sul banco degli imputati, per i continui insabbiamenti e la ditta appaltatrice, la Tecnis,  è nell’occhio del ciclone per un’altra storia, relativa all’utilizzo di cemento depotenziato  che pare sia stato utilizzato, per la costruzione delle banchine portuali, del porto di Messina. Secondo la mia modesta esperienza nel settore meteo-marino, le furiose mareggiate degli anni passati,hanno più volte causato il crollo  della parte terminale del pennello che ripara  gli ormeggi, dalle mareggiate provenienti dal secondo quadrante. A me pare,e sarei contento di essere smentito, che la ricostruzione del pennello fu progettato forse con una angolazione leggermente diversa da quello originario e di oltre 100 metri più lungo. Quindi ad ogni mareggiata, le suddette difformità, provocano l’insabbiamento dell’entrata dell’approdo e il presumibile sifonamento della base dell’estremità, del manufatto. Credo e spero che, in attesa dell’esecuzione definitiva dell’ampliamento del secondo approdo, che mi auguro sia un vero porto,  bisognerebbe avere il coraggio e l’intelligenza di rivalutare il Porto Storico di Messina, allocando gli approdi delle navi bidirezionali nelle aree portuali (lato San Raineri) da tempo abbandonate e prive di traffico. Solo così Il flusso dei tir e delle macchine, potrebbe essere intubato naturalmente nella costruenda Via del Mare, evitando finalmente che i mezzi pesanti e quelli  leggeri (macchine,furgoni e moto) che traghettano da e per il continente, intasino il centro cittadino.  Dopo decenni, finalmente,la Baia di San Francesco sarebbe riconsegnata agli aventi diritto, cioè i diportisti e i pescatori, con la gioia degli abitanti della zona e dei cittadini Messinesi, che potrebbero riappropriarsi di un nuovo tratto di passeggiata a mare . La mia, è solo una semplice proposta che affido ai tecnici deputati alla soluzione dell’annoso problema, all’opinione pubblica e alla classe politica Messinese. Mi scuso anticipatamente per la lunga e articolata nota,sicuramente lacunosa e a tratti forse imprecisa, sperando che i fatti e gli eventi futuri, smentiscano le mie valutazioni. In conclusione, mi auguro e  spero vivamente, che “La Via Del Mare,” si armonizzi con il litorale prospicente alle aree interessate dal passaggio della bretella di asfalto e cemento, al fine di valorizzare e non mortificare, lo stupendo scenario paesaggistico che madre natura ci ha regalato.

 Pippo Isgrò”

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  1. La via del mare utilizzata per “intubare” il traffico dei tir? Giusto. intubiamo il mare, la via del mare , sperando che non muoia subito assieme ai suoi cittadini. La città é in sala rianimazione. Pare non ci siano molte speranze,…purtroppo.

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