Continua il botta e risposta tra MessinAccomuna e il sindaco Cateno De Luca sul nuovo Palagiustizia di via La Farina. Dopo le accuse del primo cittadino, che questa mattina ha affermato che il lavoro dell’Amministrazione Accorinti altro non è stato che «filosofia allo stato puro», il laboratorio civico (che conta tra i suoi membri Renato Accorinti e alcuni membri della sua Giunta) risponde in maniera dura, accusando De Luca di voler «mettere in moto il “business” della progettazione privata per opere che poi non si realizzano». Riportiamo di seguito, in maniera integrale, la nota di MessinAccomuna.
«La reazione di De Luca alle argomentazioni di messinAccomuna sul Palagiustizia conferma il personaggio di Mistikid e (forse) ne rivela qualche intenzione. A parte le grossolane imprecisioni degli argomenti, si intravede una motivazione per tanto calore: mettere in moto il “business” della progettazione privata per opere che poi non si realizzano. Un gioco che ha funzionato per decenni a beneficio di amici e sodali e che De Luca vuol fare ripartire. Vediamo ciò che ha detto De Luca.
1) “Cosa ha fatto Accorinti e i suoi sodali per il Palagiustiza? Nulla!” – A parte un banale errore di grammatica, Accorinti e i suoi sodali HANNO fatto ciò che fa chi sa amministrare: individuare soluzioni nell’interesse pubblico, farle valere in tutte le sedi, superare gli ostacoli tecnici, politici e procedurali, impegnare formalmente le istituzioni. Il secondo Palagiustizia c’è già: è l’Ospedale Militare; uno che “il Sindaco lo sa fare” dovrebbe solo adoperarsi perchè il nuovo Governo faccia ciò che deve per realizzare un’operazione completamente definita.
2) “Le novità legislative di settembre 2015 … il Comune ha abdicato a tutta la materia…” – A parte che la normativa è del dicembre 2014, il protocollo d’intesa è in piena armonia con la legge e il Comune non ha abdicato a nulla: ha individuato un sito pubblico urbanisticamente perfetto, raggiungibile dal territorio metropolitano, dotato di parcheggi, con elevatissimi standard di sicurezza, senza impatti sul traffico, che non richiede espropri o acquisizioni, che riutilizza siti pubblici dismessi; ha mobilitato strutture statali nella progettazione di una soluzione decisa in sede locale, secondo gli interessi locali. Ha fatto ciò che DEVE fare un Comune correttamente amministrato nell’interesse pubblico.
3) “Il progetto esecutivo se non servirà per il Palagiustizia lo useremo per realizzare la cittadella dei servizi municipali” – A parte il fatto che tra un Palazzo di Giustizia e uno stabile per uffici c’è una differenza progettuale enorme, non esiste comunque alcun finanziamento per questa “suggestiva ipotesi”; però forse ci siamo: l’obiettivo che si intravede è quello della progettazione. Ci torniamo in conclusione.
4) “In via La Farina sono stati realizzati di recente palazzi di oltre dieci piani” – Dovrebbe dirci a quale palazzo si riferisce; forse ci sono realizzazioni che hanno usufruito del “piano casa”, recentemente prorogato, che però non può applicarsi all’area di via La Farina per fare uffici pubblici. Il progetto è in contrasto con le norme urbanistiche di Messina, piaccia o meno a De Luca.
5) “Abbiamo predisposto un progetto di fattibilità tecnico economico apprezzato dalla Conferenza del Tribunale, Accorinti e i suoi sodali hanno scaricato tutto sul Ministero e per il resto, filosofia” – Bene, e CHI ha predisposto questo progetto: gli Uffici? Uno studio privato? Retribuito quanto e con quali fondi? O è stato un benefattore? In questo caso il generoso professionista merita una menzione e un ringraziamento pubblico. “Accorinti e i suoi sodali”, nell’interesse pubblico, hanno concordato che la progettazione fosse realizzata dal Demanio dello Stato senza costi aggiuntivi e lungaggini burocratiche. De Luca sbaglia materia: non si tratta di filosofia, ma di economia. E non tiri per la giacchetta la Conferenza Permanente del Tribunale che, a verbale, ha sempre apprezzato la soluzione dell’Ospedale Militare, chiedendo solo con vigore certezze e celerità nei tempi; lui dovrebbe impegnarsi a far rispettare e ad accelerare questi tempi.
6) “La vicenda del Palagiustiza dimostra l’inettitudine di intere generazioni politiche (35 anni di chiacchiere) spalleggiate da certa stampa…” – Un protocollo sottoscritto da Ministeri e Demanio, alla presenza del Presidente del Consiglio non è “chiacchiera”, ma atto solenne che impegna il Governo. Voler recedere immotivatamente da questa eccellente e ottimale soluzione significa tornare a zero, per un progetto senza finanziamento sufficiente, dimostrando (lui sì) inettitudine amministrativa o meta-obiettivi non dichiarati.
E forse ci siamo. Per un progetto esecutivo bisogna bandire una gara, destinando soldi pubblici. A occhio, se l’ipotesi-De Luca ha un costo di 40 milioni, il valore del progetto esecutivo è di 2-3 milioni: un bel bocconcino per chiunque! Come pagare questa progettazione? Ecco la via maestra: revocare il protocollo d’intesa e usare un pezzo dei 17 milioni disponibili. Ricordino i messinesi che, finora, i soldi spesi per il Palagiustizia sono andati solo a un progetto rivelatosi poi irrealizzabile per vincolo imposto dalla sovrintendenza. Era la fine degli anni ’90 e furono “bruciati” circa 900 milioni di lire. Soldi sprecati per progetti che non si realizzano.
A Messina non servono nuovi progetti irrealizzabili, ma che si faccia ciò che è stato già definito».
Il confronto tra il primo Cateno De Luca e MessinAccomuna assume così toni sempre più aspri, trasformandosi quello che sembra un vero e proprio sconto.
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