L’operazione Fake, 12 misure cautelari, di cui sette agli arresti domiciliari,un totale di 156 indagati, ad opera del Commissariato di Patti, che ha portato alla luce presunti brogli elettorali alle amministrative di Patti del 2011, “smuove” gli attivisti del Movimento 5 Stelle di Messina, che chiedono le dimissioni della neodeputata Maria Tindara Gullo e quelle del cugino,il consigliere provinciale Francesco Gullo, entrambi indagati nella operazione Fake.
“Nell’era di internet viene chiamato “fake”- si legge in un comunicato – chi mente su alcune caratteristiche importanti della propria persona: così chi partecipa ad una discussione con elementi di medicina fingendosi medico… o di politica fingendo di fare gli interessi della comunità.
E così, ancora una volta, Messina è la provincia dei record: delle primarie, nelle quali una delle persone indagate, senza passato politico e proveniente da un piccolo paese, raggiunge 11 mila voti; delle politiche, nelle quali la stessa persona viene eletta ed indagata prima dell’insediamento.
Non desideriamo accusare nessuno, fermamente convinti che a ciò penserà la magistratura, nella quale riponiamo la nostra completa fiducia; come siamo certi che la colpevolezza viene decretata da più gradi di giudizio.
Ma se abbiamo una certezza ancora più ferma – proseguono gli attivisti del M5S – è il desiderio di consegnare il futuro dei nostri figli ai cittadini onesti perché lo tutelino, non certo a chi vuol farne preda.
I vertici PD hanno deciso di commissariare il circolo di Patti e di sospendere i dodici raggiunti da misure cautelari: ma non hanno sospeso né la neoeletta alla camera Gullo, né il consigliere provinciale, Gullo anche lui.
Vogliamo allora rivolgerci direttamente a loro, chiedendo a gran voce un sussulto di orgoglio, con il quale rassegnare le dovute dimissioni, per affrontare e risolvere serenamente le vicende che li vedono coinvolti.
Si richiede un gesto coraggioso di rispetto delle istituzioni, dei cittadini che li hanno votati e del nostro territorio; un gesto proprio di individui liberi e risoluti, come chi sa difendere chi li ha investiti dell’onere e dell’onore della rappresentanza.
Un gesto di cuore, come fece Enzo Tortora, che con le sue dimissioni rinunziò all’immunità parlamentare per affrontare i suoi accusatori, da uomo qualunque, senza difese e privilegi: perché se tutto ciò fosse capitato a l’uomo qualunque, egli avrebbe avuto solo una chance: essere innocente!
Ed a loro va il nostro sincero augurio di dimostrarlo,- concludono gli attivisti del M5S – in un momento come questo dove l’unica garanzia per la fiducia della nostra gente è un doveroso passo indietro e non certo un privilegio istituzionale”.
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