“La legge sull’omicidio stradale era necessaria. Chi si mette alla guida pur essendo in uno stato di alterazione determinato da uso di alcol o droghe e uccide qualcuno non può passarla liscia. È’ un omicida. Perché mettendosi alla guida, nonostante tutto, ha accettato il rischio”. Così il vice presidente della commissione trasporti della Camera dei deputati Vincenzo Garofalo. “Le parole pronunciate dalla madre della piccola Rebecca, l’ultima vittima della strada della nostra città, restituiscono senso al lavoro che per anni abbiamo fatto ascoltando le associazioni dei familiari delle vittime della strada. << Quanto accaduto – ha detto – non può essere considerato un incidente>>. E’ in questa frase che si racchiude il senso di quello che abbiamo fatto dando vita a questa legge. Perché se la coscienza individuale è tale da spingere un individuo a non astenersi dalla guida di un mezzo se ha bevuto troppo, ci auguriamo che quantomeno l’inasprimento delle pene possa avere una efficacia deterrente. Non è giustificabile chi sapendo di non essere lucido si mette alla guida. Non è giustificabile perché facendolo accetta il rischio di produrre danni a causa delle sue alterate capacità. Per chi lo fa non si deve avere pietà. In mesi di colloqui con i familiari delle vittime della strada una era la frase ricorrente <<nessuno potrà restituirci i nostri figli. Ma vogliamo che chi sbaglia paghi e che non sia posto nelle condizioni di sbagliare ancora. Per i nostri figli e per quelli che, grazie ad una legge più severa,potranno essere salvati>>.
Sento di esprimere la mia più profonda vicinanza alla famiglia Lazzarini. Non ci sono parole adatte e, da padre, non riesco a immaginare il dolore che possano provare. Il mio rammarico è che chi si è reso responsabile dell’accaduto non verrà giudicato con la nuova legge”.
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