È stato tra i quattro consiglieri comunali che ieri sera si sono astenuti dall’approvazione del Piano di riequilibrio finanziario decennale: Giuseppe Melazzo, presidente della commissione Bilancio ed esponente dell’Udc, ha deciso di non votare e oggi, a “sangue freddo” dopo le polemiche di 24 ore fa, ha spiegato perché l’ha fatto. Il rischio era che l’atto fondamentale per ricevere il prestito (50 milioni di euro circa) dal Fondo di rotazione nazionale per evitare il dissesto potesse concretizzarsi perché i rapporti tra il Comune e l’Amam, l’azienda meridionale acque, non sono ancora chiari. E secondo Melazzo il rischio è ancora in corso. «Ho condiviso integralmente il Piano e i suoi contenuti — dichiara Melazzo —. Lo reputo serio e cautelativo per il Comune di Messina. Basti dire che non sono neanche state considerate le somme che dovrebbero essere erogate, in via di anticipazione, dallo Stato e dalla Regione. Ieri lo stesso commissario Croce ha sottolineato l’importanza di approvare preventivamente alla delibera del Piano di riequilibrio finanziario il contratto di servizio dell’Amam, in quanto è uno dei pilastri su cui si basa lo stesso Piano». Scusi avvocato ma allora perché si è astenuto lasciando ad altri tutta la responsabilità? «Su una previsione di Entrata complessiva di 438.509.611 euro, in dieci anni, ben 145.000.000 scaturiscono dal nuovo contratto di servizio con l’Amam, in tal senso era anche l’emendamento da me presentato e che il Consiglio ha ritenuto di non trattare, con il quale, quantomeno, il Consiglio comunale avrebbe preso atto, in via preventiva, del contratto di servizio proposto dal commissario dando un chiaro e definitivo indirizzo in tal senso; ora si dovrà procedere senza ritardo, a esitare entro lunedì prossimo la delibera del contratto di servizio con l’Amam, in modo da poterla allegare al Piano di riequilibrio pluriennale per poi trasmettere il tutto al Ministero competente per l’istruttoria e l’approvazione. Nessuna polemica quindi con il mio voto di astensione rispetto a un Piano che, ribadisco, condivido integralmente ma solo un modo di esprimere dissenso rispetto alla scelta di posticipare nel tempo l’approvazione del contratto di servizio. Sarebbe una follia — ha concluso Melazzo — mettere a rischio il buon esito dell’istruttoria ministeriale per l’assenza di un atto così importante».
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