Lavoratori Lsu, Lpu e Asu, impiegati in attività socialmente utili, ancora in attesa dei contributi che gli spetterebbero per il lavoro svolto: questa la denuncia di Salvatore Merlino, candidato ARS alle elezioni regionali del 25 settembre 2022 con la Democrazia Cristiana. «È veramente disdicevole e scandaloso – denuncia – quanto accaduto a molti dipendenti che, con impegno e abnegazione, hanno svolto il loro servizio nelle pubbliche amministrazioni ed ora si trovano a dover elemosinare ogni giorno quanto sarebbe stato loro dovuto, senza ricevere alcuna risposta».
Riflettori puntati sui lavoratori che svolgono lavori socialmente utili e che si trovano oggi ancora in attesa dei contributi previdenziali che gli spetterebbero. A entrare a gamba tesa nella questione è il candidato della DC all’ARS per Messina, Salvatore Merlino, che si impegna – in caso di elezione – a trovare una soluzione.
«Auspico – afferma il candidato – che il problema di questi lavoratori si possa risolvere in tempi brevi, e mi impegnerò, qualora fossi eletto, a trovare una soluzione interloquendo con la Regione, con lo Stato anche attraverso la conferenza Stato Regione e gli altri enti coinvolti, compreso l’Inps, affinché possano ottenere i loro diritti a tutt’oggi disconosciuti. D’altronde, applicando l’orientamento della Suprema Corte, il Ministero ha già convenuto circa l’opportunità che sia l’incremento dell’assegno, sia la rivalutazione dello stesso si applichi anche ai lavori di pubblica utilità in quanto “lavori socialmente utili” secondo la definizione fissata dal legislatore».
«Ci sono, inoltre, – conclude Merlino – precise indicazioni in merito alla rivalutazione dell’assegno ASU e al riconoscimento della contribuzione figurativa, utile ai fini della pensioni – ma non per fini economici – per i lavoratori di pubblica utilità. Nei casi normali lo Stato punisce chi non versa i contributi dovuti, con ammende, ma in questa circostanza il “lavoro in nero” prestato presso l’ente pubblico non viene riconosciuto ai fini del versamento dei contributi, anzi l’Istituzione si gira dall’altra parte lasciando questi lavoratori, già precari, in un limbo non più accettabile».
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