La Regione non approva il bilancio 2013 del teatro Vittorio. La causa? I fondi all’orchestra

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teatro-vittorio-emanueleNel penultimo giorno utile prima che scattasse il silenzio-assenso, l’Assessorato regionale al Turismo ha rimandato indietro, non approvato, il bilancio di previsione 2013 che l’Ente Teatro di Messina aveva consegnato l’8 maggio scorso dopo l’approvazione del CdA e con il parere favorevole del Collegio dei Revisori dei conti.

A parte alcuni aspetti puramente formali, il maggiore rilievo è il seguente:

«La L.R. dicembre 2004, n. 17 prevede, all’art. 127, comma 63: L’articolo 136 della legge regionale 16 aprile 2003, n. 4 è così sostituito: “Art. 136 – Orchestra Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Una quota del 20 per cento del contributo in favore dell’Ente autonomo regionale Teatro di Messina è destinata, a decorrere dall’esercizio finanziario 2005, alla stabilizzazione dell’orchestra: del Teatro Vittorio Emanuele di Messina”. Tale posta non è prevista nel bilancio». Senza le conseguenti modifiche, «risultando impossibile formalizzare la prevista approvazione, non si potrà procedere all’impegno e alla liquidazione di somme».

Vediamo di capire quali sono le conseguenze immediate: bisognerebbe accantonare in bilancio la “posta” del 20 per cento, all’incirca un milione di euro. Fatto questo, bisognerebbe riapprovare il bilancio e rimandarlo a Palermo, operazione attualmente impossibile perché il CdA, dopo le recenti dimissioni della consigliera Carmela David, non ha più il numero legale. La Regione dovrebbe sostituirla (la David era l’unico consigliere nominato direttamente dalla Regione). Sembra assodato che la decisione non sarà presa prima che si concluda la tornata elettorale. Quindi, nel migliore dei casi tutto l’iter potrà essere concluso solo a luglio inoltrato. Fino a quella data tutta l’attività dell’Ente Teatro sarà bloccata, anche come programmazione futura.

Rimangono poi da capire altre cose. Dal 2005 a oggi nessun bilancio di previsione ha previsto la “posta” sull’Orchestra che, di fatto, avrebbe impedito buona parte dell’attività svolta. Perché solo ora, improvvisamente, la Regione si risveglia?

Al contrario, nel passato è stato l’Ente Teatro a chiedere invano, moltissime volte e per iscritto, spiegazioni e istruzioni precise su quale percorso seguire per applicare la legge. La norma, infatti, prevede chiaramente che il 20 per cento deve essere destinato alla stabilizzazione dell’Orchestra e non alla sua attività, come invece scrisse a suo tempo l’ex assessore Tranchida, eludendo ciò che gli era stato chiesto con quattro raccomandate. Analoga richiesta è stata rivolta nel febbraio scorso al presidente Crocetta, apparso così sensibile alle sorti dei professori d’orchestra, ma anche questa è rimasta senza risposta. Nella recente riunione tra CdA e deputazione regionale messinese, anche i deputati che furono allora promotori della norma hanno dichiarato che mai la Regione aveva poi provveduto a dare contenuto alla parola “stabilizzazione”. Inutilmente, infine, il presidente del Teatro di Messina ha chiesto un incontro all’attuale assessore regionale al Turismo.

Questo, dunque, è un punto dolente in cui la Regione dopo aver fatto il danno di una norma inadeguata, poco chiara e non finanziata, non ha mai risposto alle richieste di chiarimenti. Lasciamo stare – anche perché è fin troppo evidente – la circostanza che la letterale applicazione di questa norma con l’accantonamento richiesto impedirebbe di fatto la totalità dell’attività istituzionale. Riferiamoci ancora una volta alla parola “stabilizzazione”. Che cosa vuol dire esattamente? Che la Regione lo dica chiaramente: assunzione a tempo indeterminato? assunzione part time? un numero minimo di giornate lavorative e quindi assunzione a tempo determinato? e, in questo caso, chi stabilisce il numero delle giornate?

Insomma, al momento l’unica cosa chiara è che tutto è bloccato.

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