Cambiamo Messina dal Basso interviene sulle recenti inchieste cittadine, di seguito il comunicato stampa:
“In molti in questi giorni si sono stupiti del nostro silenzio sul succedersi di scandali politici e inchieste giudiziarie all’interno del Comune di Messina. “Ma come – ci hanno detto – ora che potete ‘cavalcare’ lo scandalo e prendervi un po’ di rivincite non lo fate?”. Ecco, noi non vogliamo “cavalcare” proprio nulla, e non solo per una questione di stile, ma anche e soprattutto perché crediamo che le polemiche continuino a sortire come unico effetto la sempre più rilevante perdita di fiducia dei Cittadini verso la politica. Preferiamo, piuttosto, intervenire con qualche riflessione a freddo.
Ci piace quindi partire da alcune dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa da Alessio Ciacci circa la sua gestione di Messinambiente, che dimostra come piccole azioni, quali un codice disciplinare per i dipendenti, un regolamento sugli acquisti, atti trasparenti fanno invece ritrovare la fiducia anche ai più disinteressati e come si possa ancora fare BUONA POLITICA.
In queste ultime settimane il Comune di Messina è stato travolto da enormi scandali: dagli arresti a Messinambiente a Gettonopoli, la magistratura ha fatto irruzione nella politica, con tempismo involontariamente beffardo, suggerendo anche nuove chiavi di lettura in merito alle mozioni di sfiducia al sindaco Accorinti.
Plaudiamo all’azione di denuncia e all’importante input investigativo che la giunta Accorinti ha saputo dare in merito alle non poche irregolarità in seno a Messinambiente, rilevate nella gestione delle risorse pubbliche, che si sono andate via via esaurendo a causa del crescente e incontrollato ricorso al privato, con progressivo e ingiustificato peggioramento dei servizi offerti. Basti pensare alle insostenibili spese di manutenzione ordinaria dei cassonetti che sono state sostenute dai messinesi tutti, affidando il servizio sempre alla stessa ditta da anni, a darci la misura del danno e farci comprendere quanto fosse imprescindibile l’azione legale. Pur sospendendo il giudizio sulle persone coinvolte fino all’emanazione della sentenza, ci appare evidente il monito alla trasparenza e al controllo interno che l’esperienza di Messinambiente ci suggerisce: il suo lungo passato di malaffare e spese folli è oggi scandalo, sì, ma anche storia.
Così come sembra entrare nella storia della nostra città la correlata importantissima inchiesta sui derivati, grazie alla quale il Comune di Messina potrà ambire al recupero delle somme perse. Con il processo sui derivati, al netto delle complesse e controverse analisi che la scelta di adottare il piano di riequilibrio ha ispirato, l’amministrazione Accorinti trascina direttamente in aula le banche creditrici (fra cui la Dexia Crediop): insieme a Ferrara, è una delle prime amministrazioni locali a farlo, decidendo altresì coraggiosamente di andare a fondo.
È di questi giorni infatti, la notizia dell’inchiesta bis sui derivati che amplia il numero di indagati, contempla il reato di usura e fa luce sugli ingenti investimenti in derivati che il comune aveva adottato con la giunta Genovese, sponsorizzati dall’allora assessore al bilancio, Mario Centorrino. L’indagine era stata archiviata ma una sentenza della Cassazione ha permesso alla giunta Accorinti di cogliere la palla al balzo, consegnando in Procura una relazione riguardante la revisione dei contratti stipulati con BNL, per i quali faceva impropriamente da consulente la sopraccitata Dexia Crediop. Ci auguriamo che le indagini proseguano si concludano al più presto col completo recupero dei soldi pubblici investiti.
Al di là della vicinanza cronologica, il tema della corruzione e la mancanza di rispetto per le Istituzioni (e quindi per i cittadini e il bene comune), è ciò che lega i casi sopraccitati a quello non meno abbietto di Gettonopoli.
Se i danni materiali causati da una gestione criminale dell’azienda partecipata sono ingenti così come gli scriteriati investimenti del Comune, quelli prodotti dal comportamento truffaldino dei consiglieri comunali assenteisti sono forse non quantificabili.
Fra i nomi del 12 consiglieri che dovranno presentarsi ai lavori del Consiglio con l’obbligo di firma, sottoposta in entrata ed uscita alla sorveglianza dei vigili, figurano personalità politiche ben note e spesso con alle spalle più di un mandato. Personalità politiche che appena insediate in Consiglio, hanno contribuito a chiudere la commissione d’inchiesta sui rifiuti, salvo poi attaccare pubblicamente la più recente gestione Ciacci di Messinambiente (che appare invece onesta ed efficiente). Mentre sul passato, silenzio.
Se Gettonopoli ricorda per certi aspetti il caso dei dipendenti pubblici di Sanremo egualmente assenteisti, bisogna al contempo evidenziare e riflettere sul ben più grave danno che il comportamento dei consiglieri messinesi ha prodotto nell’immaginario dei cittadini, contribuendo ad infangare il ruolo istituzionale e la rappresentatività politica, nonché confermando l’irrimediabile disillusione e sfiducia con cui si guarda sempre più a chiunque sia implicato nella gestione della cosa pubblica.
Proprio in questo momento di crisi istituzionale, il nostro appello ai nostri concittadini e alle nostre concittadine va nel senso di una rinnovata partecipazione. È questa, a nostro avviso, l’unica vera risposta possibile. Speriamo siano sempre di più i Cittadini comuni che si mettono in gioco, al servizio della comunità e che gli scandali odierni non impediscano in futuro agli onesti, preparati, appassionati e dediti di accedere al ruolo istituzionale.
Ai risvolti penali di questa vicenda ci penserà la magistratura (e la logica “manettara” è quanto di più lontano ci sia da noi). Ma a quelli politici ed etici dovrebbe pensarci la politica stessa.
A chi ha compiuto certe azioni, a chi ha pronunciato certe frasi – il tutto registrato e trascritto e oramai di dominio pubblico –, un non ancora pervenuto senso di decenza e vergogna dovrebbe dettare l’unica azione eticamente ammissibile in questa situazione: andarsene.
Ben altri rispetto al Sindaco dovrebbero chiedere perdono alla città e risparmiarsi false morali e beffe più o meno palesi indirizzate a chi, già da 3 anni sostiene e ha sostenuto, quest’esperienza collettiva di cambiamento.
Un’ultima considerazione: qualcuno ha provato, in questi giorni, a far passare il messaggio che “sono tutti uguali”. Ecco, ci piace ricordare che non è così”.
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