“Roma vuole distruggere Messina. Lo so, la frase è forte, provocatoria, ma come giudicare la decisione del governo centrale di aprire un hot-spot a Messina? Messina è città con vocazione turistica, porta della Sicilia, già minata da una fragile economia ( ha registrato la chiusura di un gran numero di esercizi commerciali) punta alla riqualificazione dei quartieri, la bonifica di zone in degrado, la realizzazione del waterfront, tutte opere che il Masterplan renderà possibili. Ma che varrà se a ridosso di tutto ciò si avrà un centro che accoglierà 2800 migranti, quasi stanziali in una città dove i residenti diminuiscono e si trasferiscono altrove per mancanza di lavoro e prospettive di futuro inserimento occupazionale e vengono sostituiti dai migranti?”.
Lo chiede Giambattista Coltraro, capogruppo all’Ars di Sicilia Democratica e pronto a intervenire in difesa della rinascita di Messina. Coltraro conclude:”L’accoglienza dei migranti è una fatto umanitario dal quale non si prescinde, ma un hot-spot distruggerebbe ogni speranza di ripresa. Non dimentichiamo il danno arrecato a Lampedusa, ormai esclusa da ogni meta turistica. Messina non diventi una seconda Lampedusa”.
L’invito al Ministro Minniti ad un’attenta riflessione arriva dai deputati di Area Popolare, Nino Germanà ed Enzo Garofalo, e dal Senatore, Bruno Mancuso: “L’hotspot di Messina, diversamente da Mineo, si trova nel cuore della Città, ed allora, premesso che gli hot spot , trattandosi di realtà a servizio di esseri umani, non sono assimilabili a discariche e quindi per noi cristiani non possono essere generatori di sindrome “NIMBY” (non nel mio cortile), e nonostante un forte richiamo al nostro senso di responsabilità, non può passare il principio secondo il quale se c’è una caserma o un altro contenitore pubblico libero ed inutilizzato, allora quello è il posto giusto per fare un hot spot. Seguendo tali criteri, quando lo scorso anno si parlò di hot spot a Messina, immediatamente chiedemmo chiarimenti all’allora Ministro degli interni Alfano il quale, recependo in pieno le nostre osservazioni, escluse con decisione questa eventualità, pur ammettendo la necessità di procedere a nuove localizzazioni tra la bassa Calabria e la Sicilia orientale”.
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