In una lettera aperta all’assessore regionale all’Agricoltura, Ezechia Reale, l’onorevole Nino Germanà, vicepresidente commissione attività produttive e agricoltura, chiede di regolamentare il settore della caccia per favorire le tradizioni rurali il loro sviluppo.
Ecco il testo:
«Da diversi anni ormai raccolgo il malessere e le proteste dei cacciatori siciliani, e quest’anno non è diverso dai precedenti. Si tratta di persone di assoluta integrità morale, stante che, diversamente, non potrebbero essere titolari di porto fucile. E sono queste persone che nel loro insieme danno vita a un mercato che coinvolge le armerie, le industrie di armi, di munizioni, di abbigliamento sportivo, nonché i ristoratori e albergatori; sono queste persone che tengono ancora in vita l’allevamento zootecnico canino dell’isola; sono queste persone che giustificano l’attività di allevamento contadino della fauna selvatica per i ripopolamenti; sono queste persone, infine, che concorrono fortemente a mantenere ancora vivi borghi e piccoli paesi montani la cui economia è basata quasi esclusivamente sulle attività connesse alla caccia.
Ti dico ciò, perché voglio rappresentarTi che la caccia, se ben organizzata e gestita, sarebbe un eccezionale volano di sviluppo di quell’economia rurale che ormai volge al tramonto. Purtroppo, da anni, assistiamo a un depauperamento di questa categorie di persone ognuna delle quali è testimonianza del volgere alla fine di quelle tradizioni rurali che, da sole, riuscivano a forgiare lo spirito dell’uomo. Quali i motivi? Eccoli: l’infinità di divieti, alcuni dei quali con refluenze penali, partoriti annualmente dal calendario venatorio che si aggiungono ai divieti di Legge; lo scippo di tutti i boschi siciliani occupati ormai in toto da Parchi, Riserve naturali, Demanio forestale; la continua riduzione dei periodi di caccia; e potrei continuare ancòra.
Per andare nel concreto, Ti segnalo che la Tua proposta di calendario venatorio prevede l’apertura della caccia nelle isole minori addirittura il 2 ottobre, mentre nel resto dell’isola, e d’Italia, l’apertura è fissata il primo di settembre. Tale previsione provoca lo sconcerto di tutti i cacciatori di Vulcano, Lipari, Linosa, Pantelleria, Lampedusa, ecc. che si vedono discriminati rispetto al resto dei cacciatori italiani. Ancòra aperte sono le questioni relative al Demanio forestale utilizzabile ai fini venatori, e agli Aa.Tt.Cc. provinciali da unificare. Si tratterebbe in primis dell’annullamento in autotutela del D.A. n. 116/Gab 2013 che ha revocato, in spregio alle più elementari norme di partecipazione dei cittadini ai procedimenti amministrativi, il D.A. n. 2847 del 5 settembre 2012 che regolamentava l’utilizzo venatorio dei Demani forestali, e poi dell’unificazione degli Ambiti Territoriali di Caccia subprovinciali in ambiti provinciali come già avvenuto nelle provincie di Isernia, Lecce, Bari, Brindisi, Taranto, Avellino, Benevento, Caserta, Napoli, Massa Carrara, Pistoia, Pescara, Rimini, Brescia, Terni.
Infine, occorre rimettere mano a tutta la normativa di settore colmandone le lacune, adeguandola alla copiosa giurisprudenza amministrativa e costituzionale intervenuta negli anni, semplificandone i procedimenti amministrati, soprattutto quelli che riguardano il controllo e la gestione della fauna selvatica e, tra questa, in particolare, il cinghiale, i maiali inselvatichiti e i loro incroci della cui problematicità ben presto Ti renderai conto».
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