Slitta alla Legge di Stabilità il provvedimento Lupi che prevede il riordino delle autorità portuali delle penisola. L’accorpamento, previsto dal piano del ministro dei Trasporti, non rientra nel decreto “Sblocca Italia”. Alla luce di questo “colpo di scena”, ricordiamo tutti i “sì” e i “no” che hanno accompagnato la scelta di costruzione di un’Authority dello Stretto con Gioia Tauro, Villa San Giovanni e Reggio Calabria.
Assolutamente contrario Nino Germanà, deputato regionale del Nuovo CentroDestra: «Sia chiaro — ha dichiarato — pensare di impoverire ulteriormente il nostro capoluogo è assurdo e non si può pensare di lasciare la presa sulla governance di un ambito che ci riguarda direttamente. Il nostro porto ha delle specificità e queste vanno considerate non permettendo vengano subordinate ad altro». Il deputato Ncd aveva ribadito la sua volonta di interpellare direttamente Angelino Alfano per chiedere di «salvaguardare e valorizzare la nostra terra».
Parere sfavorevole anche da parte dei consiglieri comunali di Cambiamo Messina dal Basso, Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, che insieme alla Cub, la confederazione unitaria trasporti, si schierano contro la scelta di accorpamento.
Cauto ma possibilista il deputato nazionale del Nuovo CentroDestra e componente della commissione Trasporti alla Camera, Vincenzo Garofalo: «La riforma delle autorità portuali è un tema complesso che vede impegnato,senza esito, il parlamento da almeno sei anni. La prima riflessione sulla quale tutti siamo concordi è che Messina ha una vocazione che si concilia meglio con i porti frontalieri più che con quelli della Sicilia orientale sia in ragione dei traffici che sono propri della posizione naturale dei porti, sia per le scelte fatte negli anni attraverso le proposte contenute nei piani regolatori portuali. A nessuno sfugge che ogni scelta porta con sé, inevitabilmente, una percentuale di rischio ma l’errore più grande sarebbe quello di lasciarsi scappare, per paura di qualcosa di nuovo, quella che a mio avviso è una grande occasione».
Soddisfatto, invece, il sindaco Renato Accorinti, che ritiene l’alleanza siculo-calabra utile alla creazione del primo sistema portuale in Italia.
Con lui si schiera anche il deputato nazionale Gianpiero D’Alia: «Si tratta di una modello di sviluppo credibile che il tavolo delle professioni, dell’università e delle categorie produttive e sociali della città ha elaborato, insieme a tutte le forze politiche, e che rappresenta una speranza per la crescita economica di un’area la quale, altrimenti, rischia di essere relegata a colonia di interessi economici diversi o ostaggio di piccoli monopoli».
Pro-accorpamento anche il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone: «La politica deve essere in grado di governare gli eventi, non di farsi trascinare. Il governo nazionale ha avviato una profonda riforma dei sistemi portuali e Messina, integrata con Gioia Tauro, potrà giocare un ruolo da protagonista in ambito europeo».
Al coro dei “sì” si uniscono anche i Democratici Riformisti che ritengono valida l’unione con Gioia Tauro ma — precisano — «senza che Messina venga trattata da ripiego ma che abbia il suo spazio decisionale».
Infine, Reset si aggiunge alla scia di coloro che vedono in questa unione una grande possibilità di sviluppo che «darà finalmente prospettive a un territorio che, viceversa, se restasse isolato o collegato a Catania finirebbe per essere ancora una volta penalizzato. Messina ha la possibilità di costruire un modello innovativo e unico guardando allo Jonio, al Tirreno e allo Stretto, definendo ruoli e competenze specifiche e complementari per tutti questi territori».
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