Martin Luther King scriveva: «Alla fine non ricorderemo le urla dei nostri nemici ma il silenzio dei nostri amici». E a Messina, nelle ultime ore, ce n’è molto di silenzio per una notizia finita in prima pagina. Un silenzio che non si vede ma che “gira” nell’area dello Stretto. Il giorno dopo la notizia della condanna per il rettore Francesco Tomasello e per docenti e funzionari di primo piano dell’Ateneo solo silenzio. Da parte di tutti. Tacciono i partiti, i sindacati, i movimenti e i gruppi. Nessun sit-in, questa mattina, nessuna “occupazione”, nessun gazebo. La sentenza per un concorso truccato e per la “cattiva” gestione dei fondi Lipin è stata accolta da Messina come se a Messina non importasse nulla. O meglio come se Messina volesse subito dimenticare. Solo Salvatore Mammola, candidato di Rivoluzione Civile e già segretario di Italia dei Valori, al momento, ha commentato la cronaca giudiziaria, una tra le più importanti degli ultimi anni. Da tutti gli altri il silenzio più assoluto. Ciò che è certo, seppur siamo al primo grado e che fino a prova contraria ci saranno altri due gradi di giudizio, è che la sentenza di ieri sera è apparsa come uno spartiacque tra ciò che era e ciò che dovrebbe essere in futuro. Ma nelle redazioni inondate ogni giorno da commenti, note, interrogazioni, atti sui temi più disparati oggi è arrivato ben poco sull’argomento. Non è la condanna in primo grado che stupisce e che coinvolge le alte sfere dell’Università ma il silenzio alla “messinese”.
@Acaffo
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