“Tra pochi giorni ne sapremo di più”. Queste dichiarazioni lapidarie del capogruppo Mario Rizzo, racchiudono il caos e anche quel pizzico d’imbarazzo che attualmente si respira in casa Udc, dove ancora si deve assorbire la botta lasciata dalle dimissioni di Gianpiero D’Alia. Il “ti sospendo”, “no aspetta, che prima mi dimetto io” con il Segretario nazionale Cesa, è stata la logica conclusione di una guerra intestina degenerata nelle ultime settimane, ma che ha origini più datate.
Lo stesso D’Alia nel suo messaggio di addio al partito non ha risparmiato frecciate velenose, come quelle lanciate all’indirizzo dell’ex Governatore, Totò Cuffaro, che aveva detto: “Gianpiero D’Alìa mi cita come alla guida di una corrente e interprete di una linea politica: nulla di più falso, come sanno anche le pietre. Mi preme ribadire per l’ennesima volta – non c’è infatti miglior sordo di chi non vuol sentire – che non faccio, né potrei fare politica attiva: sono interdetto dai pubblici uffici ma non dal pensiero e dal ragionamento, dall’osservazione, dall’analisi e dal commento sui fatti della politica.”
Immediata la replica dell’ex Ministro alla Funzione pubblica : “Non so a quali mie dichiarazioni faccia riferimento il signor Salvatore Cuffaro, visto che non trovo traccia di miei interventi pubblici o privati che lo contemplino. Mi spiace deluderlo ma non ho alcun interesse nei suoi confronti. Devo ritenere – continua D’Alia – che le sue affermazioni non siano frutto di casualità, visto che in Sicilia nulla accade per caso neanche il 2 novembre e soprattutto sembrano confermare un suo impegno politico, una vera e propria militanza. Ma questi sono affari suoi e dei suoi amici della famiglia Addams del centrodestra siciliano alla quale da ieri si è aggregato un altro poveretto da Arcinazzo”.
E ora? il futuro dell’ex Ministro non dovrebbe essere molto diverso da quello di cui si parla da settimane, con un D’Alia sempre più vicino al Partito Democratico. Nei prossimi giorni si tenterà un’autentica azione di forza, con una chiamata a tutti i deputati a lui più vicini, in modo tale da rendere più vuoto il partito.
A questo punto Centristi per il Si potrebbe non essere più una sigla con scadenza al 4 dicembre, ma una formazione politica di moderati che abbia nel Partito Democratico il proprio principale (e naturale) interlocutore, mentre a livello europeo si guarderebbe al PPE. Questo terremoto però potrebbe coinvolgere anche altre realtà politiche, come ad esempio Ncd e Forza Italia, dove sono presenti molti scontenti che potrebbero intraprendere questo nuovo cammino.
Uno scenario non ancora definito, ma che allo stato attuale sembra quello più plausibile. Ancora pochi giorni e poi sapremo quali ripercussioni ci saranno anche in consiglio comunale, dove l’Udc conta attualmente quattro esponenti.
(529)