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Consulta animalista bocciata in commissione. Testo emendato

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Era stata annunciata in pompa magna, nel luglio di due anni fa, in un salone delle Bandiere affollatissimo la nascita della prima Consulta ambientalista e animalista del Comune di Messina.

Era stata accolta con entusiasmo e aspettative, da parte di centinaia di persone che, in quell’occasione, diligentemente in fila, avevano lasciato in assessorato Ambiente le proprie credenziali nella speranza di poter partecipare alle scelte dell’amministrazione in tema di ambiente, tutela del territorio, energie alternative e benessere degli animali.

Un gesto simbolico, un’accelerazione sulle prerogative del consiglio comunale e su un iter burocratico complesso che prevede l’approvazione dello strumento consultivo, previsto dall’articolo 17 dello statuto comunale, da parte della Commissione regolamenti di palazzo Zanca.

Dello strumento consultivo e di confronto, punto di incontro tra amministrazione e cittadini però, a distanza di quasi due anni, non si è più avuta notizia.

Scomparsa dall’agenda dell’amministrazione comunale, che attraverso l’assessore all’Ambiente Ialacqua considerava scontata l’approvazione della Consulta da parte del civico consesso, tanto da convocare nel dicembre 2013 una riunione informale, il cammino della Consulta si è arrestato proprio all’interno della Commissione regolamenti, dove è arrivata suddivisa in due tronconi: quella animalista e quella ambientalista.

A passare per prima al vaglio della nona Commissione è stato il testo della consulta animalista, illustrata dall’assessore al benessere degli animali ed esitata però, con parere negativo.

I dubbi, sollevati nella Commissione presieduta Mariella Perrone, riguardano sopratutto le modalità di nomina del presidente della Consulta che, l’amministrazione vorrebbe nominare, su indicazione del Sindaco, mentre gli esponenti della commissione vorrebbero eleggere.

Perplessità anche sul ruolo e sul peso dello strumento consultivo, luogo di confronto tra amministrazione, associazioni animaliste e cittadini, rispetto alla normativa vigente in tema di prevenzione del randagismo.

La legge nazionale numero 281 del 1991 e la legge regionale numero 15 del 2000, attribuiscono a Comuni e al Sindaco in particolare, massima autorità sanitaria, compiti ed interventi precisi attraverso i quali garantire il benessere e la tutela degli animali che vivono sul territorio. Obblighi di legge ai quali il Comune di Messina però, non sta adempiendo.

Assenza di interventi di primo soccorso, mancanza di un rifugio comunale e di un luogo di degenza, insufficienza del servizio di accalappiamento, destinato al recupero dei soli cani, sono solo alcune delle lacune dell’ente comunale.

Criticità e inadempienze normative, che pesano sul cammino amministrativo e sul possibile ruolo della Consulta, tradottesi in otto emendamenti che dovranno essere ridiscussi dalla nona Commissione.

Il nodo resta in attesa di essere sciolto. Come dare legittimità e peso al nuovo soggetto, in una condizione di palese disapplicazione dalla normativa?

Emma De Maria

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