Comune. L’ipotesi di un’amministrazione controllata dallo Stato avanza. Troppe le carenze finanziarie di Palazzo Zanca per stare a guardare

Pubblicato il alle

2' min di lettura

municipio-Il Comune di Messina come la Grecia. La prospettiva non è delle migliori ma è possibile, a questo punto, l’istituzione dell’amministrazione controllata per Palazzo Zanca. Anche di questo si è parlato ieri pomeriggio nell’incontro che il partito democratico ha avuto con il commissario Luigi Croce. Ieri i sindacati Uil, Orsa, Ugl e Cub parlavano di amministrazione controllata del Comune a rischio default: l’ipotesi è prevista dal decreto legge 174 del 2012, voluto proprio dal governo Monti. Un’eventualità che pare si stia prendendo in seria considerazione. Il Comune non riesce a pagare gli stipendi arretrati all’Atm, i servizi di trasporto sono ridotti al massimo, sofferenze di mensilità anche alla Messinambiente dove il commissario Armando Di Maria segnalava che non c’erano più soldi per proseguire la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, i dipendenti comunali stanno per ricevere lo stipendio di settembre in queste ore e hanno già raggiunto il mese di ritardo visto che il 27 ottobre dovevano percepire proprio ottobre. Come fare? Il partito democratico ha discusso anche di questo. Il sindacalista dell’Orsa, Michele Barresi, dice senza paura, perché pronunciare solo il termine dovrebbe far preoccupare i dipendenti comunali e delle partecipate: “E’ una possibilità, non una proposta, non so neppure se il termine giusto sia amministrazione controllata, ma è un decreto legge istituito dal governo Monti proprio per i Comuni in gravissime condizioni di liquidità. L’amministrazione controllata è qualcosa meno invasiva del dissesto economico-finanziaria. Lo Stato anticiperà dei fondi per pagare i servizi pubblici fondamentali con l’invio di un commissario che controllerà tutte le attività (come la Troika con la Grecia), Croce resterà al suo posto. Nessuno dei dipendenti pubblici perderà il posto di lavoro, a differenza del dissesto che sarebbe una mannaia per i precari, ma potrebbe verificarsi la decurtazione del 10% dello stipendio per tutti, mobilità del personale che potrebbe essere trasferito da un ente all’altro secondo le esigenze e vari sacrifici per tutti. E’ un’ipotesi – conclude Barresi – ma vista la situazione si può continuare così?. Io credo di no e ritengo che sia arrivato il momento di trovare delle alternative”.

@Acaffo

(57)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.