L’assessore Michele Bisignano, sostenitore del riassetto delle autonomie locali in Sicilia, torna ad esporre la sua tesi. Nell’appoggiare l’operato della Regione in tal senso, Bisignano però appare critico nei confronti dell’impostazione — da lui definita “verticistica” — che il Governo regionale sta imprimendo alle iniziative volte alla realizzazione delle autonomie e in particolar modo, in una nota, si sofferma sull’individuazione delle Città metropolitane e sull’importanza del riconoscimento dell’Area dello Stretto . Ecco cosa scrive:
«Tempo fa, quando venne annunciata l’abolizione delle Province regionali e l’istituzione dei liberi consorzi, avevo diffuso una lettera aperta al Presidente della Regione in cui sottolineavo l’esigenza di un riassetto complessivo delle autonomie locali in Sicilia, con relativo trasferimento di competenze, funzioni e risorse.
Le recenti preannunciate iniziative del Governo regionale — scrive Bisignano — pare vogliano essere indirizzate a tale fine, anche se presentano evidenti contraddizioni e risentono di un’impostazione verticistica, che collide con il concetto stesso di autonomia, che caratterizza la specificità della nostra realtà regionale e che va esteso, per essere realmente credibile, alle varie realtà territoriali.
In particolare, la bozza predisposta dai gruppi di lavoro istituiti dall’assessore regionale agli Enti locali risente, a mio parere, di un’architettura istituzionale farraginosa. Soprattutto, nell’individuazione delle Città metropolitane, non tiene conto della normativa comunitaria, in materia di nuove politiche di intervento per le cosiddette Aree vaste, né di quella nazionale, che aveva già individuato le Città metropolitane con legge approvata dalle Camere che però fa riferimento a realtà territoriali che coincidono del tutto con i territori provinciali, come nel caso della vicina Reggio Calabria.
Non capisco, quindi, come si possa pensare a un’Area vasta comprendente solo 13 Comuni che verrebbero inglobati, perdendo la loro identità storica, culturale e territoriale, senza tenere conto di iniziative di pianificazione strategica e territoriale già avviate, e non si pensi invece a rendere pienamente operativa una riforma già avviata nel passato che individuava e istituiva come Aree vaste, in Sicilia, le “Aree metropolitane” di Palermo, Catania e Messina. Quella di Messina comprenderebbe ben 51 Comuni della zona ionica e tirrenica, salvaguardando il ruolo istituzionale degli stessi e promuovendo sinergie gestionali e operative per i piccoli Comuni.
Tale legge non è mai stata resa concretamente e pienamente operativa a causa delle proteste localistiche delle altre realtà territoriali e provinciali e dei condizionamenti politici e clientelari che hanno sempre impedito ogni seria riforma nella nostra regione.
Non si può non notare poi, a proposito di Città metropolitana, che in un recente documento elaborato dal precedente ministro per la Coesione e lo sviluppo sulle linee di indirizzo per il reperimento dei fondi strutturali veniva individuata una Città metropolitana Messina-Reggio Calabria come area territoriale vasta.
C’è da dire, tuttavia, che il disegno di legge della Regione presenta aspetti altamente condivisibili, a partire dallo snellimento della struttura burocratica e dei suoi annessi. Il trasferimento di funzioni a nuove realtà, per essere produttivo, però, dati i compiti che si vogliono affidare, finora espletati da province regionali, Ato e Consorzi Asi, non può essere circoscritto a una gestione che interessa porzioni limitate del territorio provinciale.
Altro elemento importante è il riconoscimento, forse per la prima volta da parte di un Governo regionale, della valenza strategica dell’Area dello Stretto su cui recentemente si sono registrate condivisibili dichiarazioni da parte del sindaco di Messina e del Presidente dell’Ars e su cui realisticamente, al di là dei disegni fantasiosi e futuribili, bisognerà puntare nell’immediato attraverso un doppio binario che porti avanti non solo enunciazioni, come è stato acutamente osservato, ma fatti concreti.
Il primo sarebbe un accordo di programma quadro tra le regioni Sicilia e Calabria che miri all’individuazione di un servizio più adeguato di trasporto pubblico integrato nell’Area dello Stretto (Tpl), mediate utilizzo dei fondi Interreg, con il riconoscimento pieno della valenza multiregionale e nazionale del traghettamento tra le due sponde.
Il secondo concerne un sostegno istituzionale adeguato alle iniziative già avviate per il riconoscimento dell’identità di “Stretto europeo”, nell’ambito della rete degli Stretti che vede come capofila il Dipartimento di Calais, sul Canale della Manica, e che mira a ottenere fondi comunitari appositi per il periodo 2104-2020 per la specificità geoterritoriale dello Stretto in settori quali i trasporti e la mobilità, il turismo e la cultura, le problematiche ambientali ed energetiche e l’interculturalità».
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