«Non consentirò al Miur di chiudere – con due parole di circostanza – l’intera questione del professore associato di letteratura italiana contemporanea all’Università degli Studi di Messina, figlio dell’ex potente rettore dello stesso ateneo, che avrebbe copiato interi passaggi della prova per l’abilitazione a professore ordinario».
Sono dure le parole del PortaVoce del MoVimento 5 Stelle, Francesco D’Uva, sul cosiddetto “Caso Tomasello”. A tal proposito, il deputato annuncia di aver già depositato un’interrogazione scritta indirizzata direttamente al Ministro Stefania Giannini.
«Il ministero – ha sottolineato D’Uva – non può cavarsela affermando che la commissione giudicante, seppure messa davanti a quello che sembra a tutti gli effetti un caso di plagio, ha deciso di non modificare il giudizio.
In base a quanto riferito dagli organi di informazione, infatti – prosegue D’Uva – non solo la commissione giudicante, ma anche il Miur, avrebbe deciso di non procedere all’annullamento della prova di Tomasello il quale, come dimostrato, avrebbe ampiamente ‘copiaincollato’ passaggi scritti da Giuseppe Amoroso (storico luminare della materia) che il professore ha spacciato come sue affermazioni originali.
Il direttore generale del Miur, Daniele Livon, avrebbe poi visionato la documentazione non rinvenendo gli estremi per modificare tale giudizio, senza peraltro aggiungere alcuna motivazione. Oltre a stigmatizzare il comportamento tenuto dalla commissione giudicante e dal Miur – ha concluso D’Uva – al Ministero dell’Istruzione chiedo di rendere note le motivazioni che la commissione ha fornito al suo Ministero, chiamato a verificare la sussistenza di possibili irregolarità nella prova per l’abilitazione. Inoltre, il ministro #Giannini deve chiarire per quale motivo il direttore generale del ministero, Daniele Livon, non abbia ritenuto necessario effettuare ulteriori verifiche sui fatti esposti in premessa».
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