CapitaleMessina: “Accorinti e compagni paiono assediati nel castello di Palazzo Zanca, pronti a gettare olio bollente”

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“Alcuni mesi fa avevamo già definito gli esponenti della giunta comunale affetti da “sindrome dell’assedio” per l’incapacità di dialogare con la città e per la tendenza ad arroccarsi sulle proprie posizioni”. Inizia con queste parole il documento di CapitaleMessina, firmato da Paolo Bitto, che prosegue: ” e con il moltiplicarsi dei fallimenti politico-amministrativi ed il conseguente aumento delle critiche, questo atteggiamento si è accentuato. Accorinti e compagni paiono assediati nel castello di Palazzo Zanca, pronti a gettare l’olio bollente della polemica personale o della retorica su critici ed oppositori”.
“Mai una autocritica da parte dei membri dell’Amministrazione – afferma Bitto – mai un momento di apertura al confronto con la società civile, perché il paradigma diffuso nelle stanze del Sindaco è il seguente: la colpa è sempre di altri, delle amministrazioni passate, dei burocrati comunali o del destino cinico e baro. E se i segretari generali dei principali sindacati, CGIL, CISL E UIL, partendo da fatti concreti (la crisi dei servizi essenziali, la mancata approvazione del bilancio preventivo, il pasticcio del piano di riequilibrio, etc etc), giudicano fallimentare l’esperienza amministrativa di Accorinti, l’immediata replica è quella di accusarli di “inspiegabile avversione verso l’Amministrazione” e di “falsificare la realtà”, insieme a farneticanti rivendicazioni di presunti risultati positivi ottenuti.
E questo non è corretto, perché chi amministra ha il dovere di metterci la faccia e non può scaricare su altri il peso delle proprie responsabilità” – sostiene l’esponente del movimento politico – e una delle principali inadempienze riguarda, sicuramente, la gestione della situazione finanziaria del Comune. Nel tempo, anche a seguito di provvedimenti legislativi che hanno introdotto nuove possibilità di copertura dei disavanzi finanziari – dovuti principalmente all’emergere di debiti fuori bilancio – abbiamo suggerito che una decisa e concreta azione amministrativa, tendente a far emergere tutte le passività più o meno latenti e la copertura con l’utilizzo di piani di rientro in 30 anni, con la copertura della Cassa Depositi e Prestiti, potesse essere la soluzione per evitare il “fallimento. Chi governa le Finanze comunali non ha saputo cogliere tali opportunità, ed ancora oggi si affidano le sorti della nostra comunità ad un piano decennale di riequilibrio irrealizzabile, con coperture inesistenti. Emblematico è il caso dei 35 milioni di euro di utili dall’AMAM, in relazione ai quali il Sindaco, i vertici della società partecipata e lo stesso assessore Signorino hanno valutazioni differenti. Il primo ha comunicato all’intera nazione che l’acqua è un bene pubblico e non può generare profitti, i secondi dichiarano, appena qualche giorno fa in commissione bilancio, che l’AMAM può al massimo generare 400/500 mila euro di utili lordi l’anno, impegnati per i prossimi anni a coprire i costi relativi ai lavori sulla conduttura di Fiumefreddo, mentre il terzo nel piano decennale li considera una risorsa in entrata, chiaramente non veritiera ed inesistente” – è l’opinione del responsabile del gruppo di studio “Finanza Pubblica” di CapitaleMessina –
“L’AMAM presenta una situazione finanziaria molto precaria, appesantita da consistenti debiti certi e da una massa di crediti che non riesce a riscuotere” – ricorda l’esponente del movimento politico –
E non finisce qui: in questi giorni un altro macigno si è abbattuto su questa amministrazione inadempiente e insofferente al rispetto delle regole del buon governare. La Corte dei Conti, con provvedimento del 26 gennaio scorso, ha formulato pesantissime osservazioni sulla legittimità e sulla regolarità della gestione del Comune trasmettendo la relazione “per le valutazioni di competenza” alla Procura Regionale della Corte dei conti, che nella sostanza rappresenta la probabile attivazione di azioni di responsabilità per danno erariale” – afferma CapitaleMessina -.
“Per non parlare, poi, delle criticità del funzionamento della macchina burocratica del Comune. Le prime assertive dichiarazioni del Direttore Generale Le Donne – ricorda Paolo Bitto – riguardavano la promessa – rimasta tale – della “rivoluzione” dell’apparato burocratico che avrebbe fatto fare il salto di qualità all’amministrazione comunale. Obiettivo di indiscutibile importanza, peccato che sia rimasta una vana promessa. Non vi è traccia, infatti, di alcun atto del Direttore Generale che andasse nella direzione della riorganizzazione dell’apparato amministrativo, che ha solo depotenziato e scientificamente umiliato, non incentivato e svilito il lavoro dei dirigenti, tanto da far sospettare lo scopo recondito di “esternalizzare” l’amministrazione della città
Ci fermiamo qui, – conclude la nota di CapitaleMessina – anche se l’elenco dei fallimenti e delle inadempienze di questa Amministrazione è ancora più lungo ed i cittadino lo sanno, vivendoli sulla propria pelle.
Ma ormai non è più il momento di lamentele e recriminazioni, né dell’annuncio delle “magnifiche sorti e progressive” come quello declinato oggi da Accorinti alla stampa.
Il tempo ormai è scaduto, e come giustamente hanno sostenuto oggi i leader sindacali, è bene che se ne prenda finalmente atto”.

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