Il giorno dopo la sentenza che di fatto conferma il maxi-pignoramento di 30 milioni di euro ai danni di Messinambiente, il futuro della società di via Dogali sembra più che mai appeso a un filo. A Palazzo Zanca oggi è stata una giornata concitata, fatta di vertici e riunioni tra il commissario liquidatore, Giovanni Calabrò, e l’assessore all’ambiente, Daniele Ialacqua.
L’obiettivo principale è quello di capire se la decisione del Tribunale di Messina apre le porte al fallimento dell’azienda, ipotesi al momento allontanata dallo stesso esponente della Giunta Accorinti. Non potevano mancare le reazioni della politica, a partire da quelle del capogruppo del Partito Democratico, Antonella Russo, che chiede all’amministrazione quali conseguenze porterà questo pignoramento: “Cosa comporterà adesso la sicura richiesta di fallimento da parte del Pubblico Ministero nei confronti di Mesisnambiente Spa in liquidazione? E’ facile prevedere che in una situazione di così grave insolvenza la società venga dichiarata fallita. Come si accinge l’amministrazione comunale a gestire questo indispensabile servizio pubblico, vista la drammatica situazione economico finanziaria della ex partecipata? Cosa succederà con la costituzione della nuova società di gestione dei rifiuti, che ancora non ha visto la luce?” questi alcuni interrogativi dell’esponente del centrosinistra, che dunque guarda anche alla nascita della MessinaServizi Bene Comune.
Ad allontanare l’ipotesi del fallimento ci pensa il capogruppo di Forza Italia, Giuseppe Trischitta: “ Come sanno tutti gli operatori di diritto, dallo scorso 7 novembre e sino al 31.3.17, ai sensi dell’art. 6 del suddetto decreto, tutti i debitori, compresa MessinAmbiente, possono presentare, relativamente ai carichi affidati agli agenti della riscossione dal 2000 al 2016, istanza di definizione agevolata e possono estinguere il debito senza corrispondere le sanzioni comprese in tali carichi e gli interessi di mora, ottenendo anche sulla somma che non sarà dovuta l’annullamento dell’aggio pari all’8%. Ciò, visto che la “sanatoria” riguarda debiti tributari ed obblighi previdenziali ed assistenziali, determinerà per Messinambiente, in relazione anche alla vetustà del debito, un risparmio oscillante tra i 10 ed i 18 milioni di euro. Pertanto, considerato che tale abbattimento inciderà notevolmente anche sul Piano di Riequilibrio, è necessario che il Comune e Messinambiente si attivino per presentare alla Riscossione Sicilia, che già dal 7 novembre ha pubblicato il relativo modello, istanza di definizione agevolata con richiesta di estinguere il debito in 5 rate, di cui tre, per un ammontare complessivo pari al 70% del dovuto, dovranno essere pagate nei mesi di luglio, settembre e novembre il 2017 e le altre due, per il rimanente 30%, ad aprile e settembre 2018”.
Per la Cisl, invece, la crisi di Messinambiente è una tragedia annunciata: “Purtroppo tutto ciò era già paventato da anni, ma in modo particolare dalla scorsa estate – evidenziano i segretari provinciali Manuela Mistretta, Letterio D’Amico e Rosaria Perrone – da quando è stato notificato il pesante fardello alla Messinambiente. La scelta giustissima e legittima della società di ricorrere con tutti i mezzi all’istituto delle opposizioni, era un suo diritto ed e’ stato esercitato. Ma purtroppo, e così come si immaginava, è servita solo ad allontanare l’ombra del fallimento e a null’altro. Ma il Comune di Messina cosa ha fatto? Che iniziative concrete ha assunto per evitare ciò che oggi è accaduto? Questo sindacato, oggi più che mai, a tutela di tutti i lavoratori, chiederà l’immediata attivazione di un tavolo tecnico di crisi con tutti gli Enti e gli Organi preposti al fine di individuare definitivamente le soluzioni per questa nuova ed improcrastinabile crisi e di scongiurare il nascere di una nuova e fatale emergenza”.
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